— 259 —- tro di essa il dominio, del mare, dovemmo limitare lo studio dei nostri compiti a quello di contrastarlo all’avversario, avendo come giusta direttiva nelle costruzioni navali quella di creare unità dotate in linea di massima di velocità ed autonomia superiori a quelle francesi. Tali vantaggi avrebbero cosi consentito alle nostre squadre di accettare o rifiutare 1’ incontro col nemico lasciando a noi la scelta del momento. Questo era dunque il concetto informativo delle nostre costruzioni, finché il nemico probabile fu rappresentato dalla marina francese di noi molto più ricca di navi e di mezzi. La particolare cura dedicata allo studio dei tipi di navi più adatte per noi per operare nello scacchiere occidentale diede realmente buoni risultati, sì che al principio del secolo XX la marina italiana poteva realmente rappresentare, sia per il complesso ben organizzato delle forze navali, sia per gli apprestamenti delle basi e 1’ insieme della difesa del fronte marittimo, un avversario abbastanza temibile per la Francia. Questa cura rivolta a fronteggiare la minaccia che veniva da occidente, aveva fatto trascurare i problemi di guerra in caso di conflitto con l’Austria. Ma l’orizzonte che ad oriente fino al 1900 era sembrato sereno, cominciò anche da tale parte a rannuvolarsi ed a manifestare sintomi temporaleschi che andarono aggravandosi con il noto incidente di Prevesa.