— 187 — dal popolo, guidato, anzi talora trattenuto, ma non certo forzato dagli uomini di governo a prendere tale decisione eroica. Quando nel novembre 1914 nella primitiva povera e disadorna redazione milanese del Popolo d’Italia si redigeva il primo numero del giornale in cui erano le parole che più di tutto quanto si è scritto in seguito esprimevano il pensiero e l’anima della Nazione, con la indimenticabile e scultorea frase di Mussolini : cc II mio grido augurale è una parola paurosa e fascinatrice: Guerra», non si pensava alla guerra come ad un affare di banca o a un lucroso contratto. Chi scriveva ben sapeva quali enormi sacrifici avrebbe affrontati la nazione, ma comprendeva con visione molto più alta e vasta dei mercanteggianti diplomatici della vecchia Europa, che la guerra italiana contro l’Austria sarebbe stata, appunto perchè dura e dolorosa, il vero Crisma della nazione, e i vantaggi materiali che potevano venirne, anche se molto maggiori di quanto ci fu promesso e non mantenuto, nulla erano, in confronto alla ricchezza morale che avrebbero ereditato le nuove generazioni. Quanto si è detto, valga per chi, fuori d’Italia, scrisse (C che 1’ Italia aveva fatto un buon contratto prima di entrare in guerra » \ 1 Stannard Baker, Woodrow Wilson e la sistemazione del mondo.