— 378 — «Qualora non si riuscisse ad ottenere che lo schema di Convenzione tuttora in discussione sia modificato nel senso suesposto, ritengo preferibile rinunziare a concludere e contare essenzialmente sulla nostra armata, qualora l’Italia dovesse prendere le armi». A mezzo dei nostri ambasciatori a Londra e Parigi il capo di stato maggiore otteneva intanto che i governi inglese e francese dessero istruzioni ai loro delegati navali di modificare il loro atteggiamento, minacciando di infirmare 1’ intero Patto di Londra per il mancato accordo sulle clausole della Convenzione navale; contemporaneamente venivano ridotte le nostre richieste a sole 4 navi da battaglia, 12 cacciatorpediniere, 3 esploratori, 6 idrovolanti, 6 sommergibili e 16 dragamine, sempre però nell’ intesa che tali unità fossero poste alla dipendenza del comando navale italiano. Le 4 navi da battaglia che secondo la richiesta italiana avrebbero dovuto essere due del tipo monocalibro e due del tipo Lord Nelson, si ridussero invece a 4 navi di linea di tipo non più recente. Queste unità non potevano dunque rappresentare un reale aumento di potenza della nostra flotta, che necessitava di navi moderne aventi una velocità almeno eguale a quella media delle nostre divisioni corazzate dell’armata. Le navi di linea inglesi, poste alla dipendenza della nostra armata navale, avevano una velocità