volmente a medicare i feriti. Mi decisi pertanto ad approdare nel pomeriggio a Nauplia. « Vi giungevo poco prima del tramonto, e previe trattative con l’autorità ellenica che fu cortesissima, sbarcavo e seppellivo coi dovuti onori i morti. « Proseguivo l’indomani 14 per Salonicco ove giungevo il 15 poco prima di mezzogiorno : nella traversata erano morti altri due soldati. Lo sbarco procedeva ordinatissimo, e rapido. Degli ammalati e feriti, 749 presero posto su di un treno speciale lungo la banchina, i rimanenti 12 gravissimi, si tennero a bordo, per mandarli più tardi all’ospedale ellenico. «Anche a Salonicco numerosissimi furono i visitatori di tutte le nazionalità e grande, in ogni ceto, di persone, l’ammirazione destata dall’organizzazione della nostra nave ospedale. Sebbene la cosa non abbia grande importanza, mi permetto segnalare che, avendo il giornale La Libertà, organo del Governo ellenico, stampato a chiare lettere che : « Le vapeur Regina d’ Italia a été affrètè par le Gouvernement serbe pour le transport de ses ma-lades et blesssés » e profondamente convinto che il rappresentante serbo si sarebbe ben guardato di smentire la sciocca notizia, mi affrettai a scrivere io stesso al direttore della Liberté la seguente lettera (pubblicata poi dal giornale) :