— 27 — brare Durazzo, a raccogliere dei feriti a S. Giovanni di Medua, ritornando poi a Durazzo per completarsi in ordine ai posti disponibili. Ciò non corrispondeva alle istruzioni ricevute; pur tuttavia all’alba dell’ indomani, 9 febbraio, lasciavo Durazzo, dirigendo a San Giovanni di Medua, dove giungevo alle 8,30; imbarcavo in breve tempo 120 ammalali e due ufficiali e ricevevo nel contempo la preghiera di aspettare ancora altri ammalati che avrebbero dovuto venire da Alessio. «Le preghiere di trattenermi provenivano dal colonnello Popovich, comandante supremo delle forze operanti presso Durazzo (uno dei noti promotori e forse autori dell’eccidio dei Reali di Serbia) ma non mi fu possibile parlare con lui, nè leggere un suo fonogramma. «Questa indeterminatezza mi decise a stabilire nettamente un limite ed informai che avrei atteso fino alle otto dell’ indomani dopo di che sarei tornato a Durazzo aggiungendo che qualora avessi avuto a Durazzo una formale e chiara richiesta del colonnello 'Bulich, non avrei avuto difficoltà a ritornare a San Giovanni. « Alle otto dell’ indomani nulla scorgendosi nè avendo comunicazioni di sorta, partivo per Durazzo ove giungevo alle ore 10. Si iniziava 1’ imbarco degli ammalati e feriti e nella giornata se ne presero circa 300. Al far della notte si interruppe il servizio e, poco dopo, la commissione solita si presentò d’ordine del governatore ad informare che il go-