— 427 — hanno detto che mai francesi ed inglesi ci avrebbero seguiti in questa strada, anzi fecero opposizioni anche per noi, perchè una perdita nostra non comportava solo un danno nostro ma per tutti gli altri i quali sii sarebbero trovati nell’obbligo di mandare rinforzi, ciò che, data l’estensione del conflitto e la sua durata, essi si trovavano nell’ impossibilità di fare. Ritengo che da questa premessa abbiano origine tutte le difficoltà incontrate in seguito per urna definizione della Convenzione. Nelle sedute successive dopo aver svolte varie argomentazioni ho potuto, se non convincere, fare accettare come necessario l’andata della squadra al Nord e la piena libertà nostra di maneggiare le forze nostre come meglio credevamo. E così si potè entrare nell’argomento del concorso. Gli inglesi premisero che fino alla fine dell’ impresa dei Dardanelli essi non potevano mettere nulla per l’Adriatico, anzi in un promemoria presentato dicevano che avrebbero sperato che all’entrata dell’ Italia nel conflitto, la Marina francese avrebbe potuto mandare rinforzi nel Mare del Nord e nei Dardanelli, ma specialmente aumentare il numero del naviglio silurante perchè quello inglese è assai ridotto di numero e di efficienza per il grave compito che deve disimpc-gnare contro i sottomarini per la scorta dei convogli, ecc. A queste tesi io mi sono opposto dicendo che eravamo riuniti per considerare il concorso che doveva essere dato all’ Italia e domandavo un rinforzo alla nostra squadra ed a intera nostra disposizione: otto o sei grandi navi, tre esploratori, 24 cacciatorpediniere, ecc. ecc. Nacque allora la discussione sull’ interpre-