160 FATTI, PERSONE, IDEE pre alternando alle ragioni storiche le ragioni pratiche, armonizzando i diritti della nazione coi doveri verso l’umanità. Ma il tasto su cui batté, maggiormente fu Tuntsi. Nell’epistolario scambiato fra lui e Giosuè Carducci e pubblicato da Lina Gasparini nella Nuova Antologia del 1935, possiamo ora leggere certi sfogi interessantissimi. «Credete che Mommsen e Krupp, Wagner e Filippi e tutta ( la politica bismarchiana lavorano egualmente a distruggere e ad imbastardire di più la razza latina. L’affare di Tunisi è provocato da lui», scriveva nel 1881 (30 aprile). E seguitava: «Quanto alla Lega [della Democrazia] se una volta [Alberto] Mario me ne scriverà, manderò qualcosa. Io ebbi scritto un lungo articolo sulla questione di Tunisi che io credo si possa definire una provocazione della Francia: 1°) perchè noi eravamo assai prima, 2°) perchè all’Italia è di assoluta necessità avere una frontiera con la Francia appunto perchè essa ci minaccia, 3°) perchè è naturalmente la terra d’Afri-ca più vicina, 4°) perchè avvilisce l’Italia il lasciare 9mila [90mila?] in balia del primo che se li piglia, 5°) perchè noi dobbiamo essere repubblica di principii e non di forma e d’occasione come lo è la Francia sorellastra ... Insomma io sono qui (a Vienna, dove lo Zamboni abitava e di dove scriveva) in piena guerra contro me stesso in questa questione. Come colgano cagione contro di noi ci provi un giornale che vi spedisco: guardate alla seconda pagina. Vedete se dico il vero che dobbiamo pensare anche a ciò che se ne dice altrove. Per tornare a bomba, ripeto che ho spedito l’articolo a un amico, il qua- lo lo mandò a Mario che non lo stampò. Invece fu mandato altrove e la Sveglia di Bologna l’ha riportato nell’ultimo numero smozzicato, bestialmente scorretto, e con trasposizioni tali da far perdere il capo a chi lo legge. Non mando mai più alcuna cosa ai repubblicani illetterati. Oh come mi sentirei ora in lena di combattere contro l’universo mondo 1 Quasi odio me stesso e tutti coloro che contribuirono in parte a formare questa Italia imbelle. Ah perdonatemi questa lunghissima lettera ... I Francesi sono già a Tunisi. Addio». Agli 11 maggio, ribadiva: «Sono rimasto stomacato del modo onde hanno bistrattato il mio articolo fino a renderlo senza senso comune e cosa da ridere. E questi sono i repubblicani!» Lo Zamboni ci teneva a conservarsi (secondo la definizione mussoli-niana) «tendenzialmente repubblicano». Ma che il suo repubblicanesimo lo lasciasse negli apprezzamenti politici non meno libero dell’amico Carducci, appar chiaro abbastanza da questi passi. Ancor più chiaro forsè appare dal suo commento a un episodio che riguarda l’applicazione degl’immortali principi della Bivoluzione francese. Nel 1797 una flottiglia ligure navigava alla volta di Algeri e di Tunisi recando gli schiavi barbareschi che la repubblica di Genova aveva spontaneamente affrancati in omaggio ai «diritti dell’uomo». Allorché l’ammiraglio genovese fu dinanzi al Bei per l’offerta, questi il richiese che pretendeva in ricambio degli schiavi. — «Nulla» —, fu la risposta: i liguri Cittadini si sentivano compensati ad usura (o anima del Ministro Corti!) dalla gioia e dall’orgoglio di aver riconsacrati, nel momento della propria rigenerazione, sull’Ara della Libertà i diritti sacri deirUomo. — Ebbene, — concluse cinicamente feroce il Bei, — «nulla io ti darò, perchè le braccia degli schiavi che io