FATTI, PERSONE, IDEE 261 tracciato un sonetto, che leggiamo ora nel Brènnero (Trento, 21 aprile), accompagnato da opportune informazioni storico-bibliografiche. E’ indirizzato a Gerolamo de Rada, poeta d’origine albanese (nato a Macchia presso San Demetrio Corone, provincia di Cosenza, nel 1814, morto nel 1908). Nel 1867 il de Rada fece omaggio al Prati delle sue «Rapsodie albanesi», pubblicate a Firenze l’anno prima. Il Prati, che stimava il poeta (noto anche al Tommaseo e da lui pure molto stimato), rispose all’omaggio con questo sonetto, che riproduciamo, riveduto sul manoscritto e corretto di qualche sbaglio incorso nella prima stampa (come ci avverte gentilmente il Pisoni, che qui ringraziamo). Qual voce è questa che, del tempo [schiva, chiede i suoi regni e fa profondi e [lieti fremere intorno i càlabri querceti e a me sì piena di dolcezza arriva? lerònimo, è la tua: che sonò priva sinor di laude in metri inconsueti, con che all’aura tu piangi e mi ripeti gli antichi padri e l’Albania nativa. Deh! se l’umile Italia onesto albergo diede a molta pietà d’esuli erranti, o ramingo figliuol di Scanderbergo, ciò disacerbi il desolato ingegno, c a te riviva ne’ cospicui canti la confusa speranza e il morto regno. “Oggi l’Albania forse è destino che S1 restauri», aveva scritto il de Rata al Prati, nel 1867. Il «destino» che doveva realizzare 'a «confusa speranza» e far risorgere *1 «morto regno», come rispondeva, augurando, il Prati, si è compiuto invece nel 1939. ^ello stesso Brènnero il senatore r'Uido Mazzoni («L’Epiro e l’Italia») aggiunge altre notizie sul de Rada e nallaccia l’occupazione nostra del- l’Albania alle leggende italo-orientali raccolte e fuse da Virgilio nella sua Eneide. Quanta virtù di profezia in quella nostra Bibbia Nazionale, ove Enea sospirava: - Se mai penetrerò nel Tevere e nelle sue campagne, e vedrò le mura assegnate alla gente mia, oh allora l’Epiro e l’Esperia, un tempo così parenti, unite dalla comune provenienza di Dàrdano e dalla somiglianza delle vicende, costituiranno una cittadinanza sola, con reciproco amore! Rimanga fermo un sì fatto proposito in tutti i nostri nipoti! - Ci piace di veder ricordato dal Mazzoni il magnifico volume Virgilio (1931) di Vincenzo Ussani in collaborazione col nostro Luigi Suttina. Ci piace poi moltissimo la rievocazione di un episodio svòltosi nel Senato del Regno d’Italia, il 14 dicem. 1927, quando, discutendosi il trattato di alleanza fra Italia ed Albania, si levò la voce di Giorgio Pitacco per dire che «gli Adriatici redenti lo interpretavano soprattutto come un fatto che non prescriveva punto i diritti pei quali la giovinezza eroica d’Italia aveva combattuto ed aveva vinto». L’Albania era infatti un’idea fissa per Nazario Sauro. (Cfr. MARIO NORDIO, Nazario Sauro cospiratore per l’Albania ch'egli considerava «causa italiana in Adriatico», nel «Piccolo», Trieste, 13 aprile 1939-XVII). „La P. 0.” „iSolus ad solala“ di G. d’Annunzio Anche in questo libro postumo del d’Annunzio (Firenze, Sansoni, 1939-XVII), che l’intelligente e discreta cura di Jolanda De Blasi ha voluto donare ai devoti del Poeta, troviamo delle pagine (XV, XVI, XVII, 330, 332, 334, 359) dove appare il pensiero delle nostre terre, epperò le segnamo qui, religiosamente. Era destino che