310 GIUSEPPE STEFANI versi inviati dal d’Annunzio erano quelli contenenti l’invocazione degli Elleni alla patria quando escivan dal bianco Teatro pieni il petto del ditirambo religioso cui Eschilo dato avea l’angue e la torcia dell’insonne Erinni. Trieste era ancora in regime di giudizio statario in seguito alle giornate sanguinose del febbraio: i versi dannunziani, giudicati — e, del resto, non a torto — pericolosi, nell’ancor viva effervescenza degli animi, vennero sequestrati. Fino nelle case — narra Silvio Benco — andarono le guardie a strappare il giornale ai distributori che salivano le scale per portarlo agli abbonati. Non restarono nella seconda edizione, sul bianco della pagina, che l’indirizzo «alla redazione del giornale II Piccolo» e la firma del poeta. Per una di quelle contraddizioni che furono così frequenti nella politica del governo austriaco, tutto ciò non impedì che poche settimane dopo Gabriele d’Annunzio potesse venire di persona a Trieste ed essere protagonista di una fra le più significative e più nobili manifestazioni deH’irredentismo negli ultimi anni prima della guerra. Il poeta giunse a Trieste la sera del 5 maggio 1902 e prese alloggio all’«Hòtel de la Ville». La mattina seguente arrivava da Vienna Eleonora Duse, chiamata ad interpretare al Teatro Verdi la Gioconda, la Città Morta e Francesca da Rimini. Sono a Trieste — scriveva il poeta, il giorno stesso del suo arrivo, a Giuseppe Caprin — dopo un lungo desiderio alimentato dalla poesia dei vostri libri, cosi profondi e cosi freschi. La città gli parve dal primo aspetto bellissima. Pensava forse di trattenervisi. Interrogato da un giornalista, il 10 maggio, dopo la rappresentazione della Gioconda, egli si dichiarava molto commosso defla viva e cordiale accoglienza che il pubblico triestino aveva fatto all’opera sua. Aggiungeva: La città, il paese mi sorridono. Ho intravisto la bellezza del Carso; voglio ascenderlo e peregrinare per le sue cime. Voglio vedere /’Istria, la Dalmazia. Forse mi tratterrò: il desiderio è grande. A Grignano c’è una villetta che mi attira: là potrò lavorare tranquillo, di là potrò fare per mare e per monte le mie escursioni. Forse ... Il cambiar luoghi mi giova, la quiete della Capponcina alle volte mi irrita. Grignano! uno degli infiniti propositi invano accarezzati dal suo spirito inquieto.