6 BRUNO COCEANI Piace ricordare che nel momento storico in cui l’affermazione italiana in Tunisia avrebbe potuto trionfare, un triestino Guido Ravasini, egli pure colà rifugiatosi per non servire nell’esercito austriaco prodigò ogni sua attività allo sviluppo di quella colonia e molto operò, consenziente l’eroe di Caprera, per spingere l’armatore Raffaele Rubattino ad acquistare la ferrovia che congiunge la Goletta a Tunisi. Nella sua mente tale acquisto faceva parte di un più vasto piano di espansione per impedire un’invasione francese. Ma le speranze sue e quelle degli altri patriotti, pieni d’amore per la patria vicina, furono stroncate dal tradimento della Francia. Le tristi vicende di quegli anni sono state ampiamente rievocate dalla stampa italiana in questi giorni in cui la questione tunisina, dopo le fiere parole che Galeazzo Ciano pronunciò alla Camera Fascista il 30 novembre sulle naturali aspirazioni del popolo italiano, si è imposta all’attenzione del mondo ed è divenuta argomento d’interesse internazionale. Vale la pena rivedere in rapido scorcio la storia diplomatica di quei tempi, così palpitante nelle pagine di Luigi Chiala. L’Italia, risorta nazione, non poteva ricusarsi al problema africano che dominava la politica estera d’Europa. Già il Conte Cavour negli anni della grande preparazione piemontese aveva tentato di avviare un servizio postale fra Cagliari e Tunisi, sentendo l’attrazione dell’Africa, presago che nel grembo del Mediterraneo stesse la fortuna della nostra gente. Un grande geografo francese, Eliseo Réclus, nel 1863 additava l’Africa come il naturale e legittimo sbocco dell’espansione medi-terranea del nostro Paese. «Gli italiani, figli di quei Romani che avevano portato una prima volta la loro civiltà nella provincia di Africa, sembrano aver per missione di riunire questo paese definitivamente al mondo europeo». Lo stesso Napoleone III nel 1864 aveva riconosciuto tale diritto all’Italia di scendere sulle sponde tunisine. Anche il Principe di Bismarck intorno a quest’epoca aveva fatto conoscere segretamente a Mazzini il suo pensiero, non diverso da quello di Napoleone III. «L’impero del Mediterraneo appartiene incontestabilmente all’Italia». E’ nota la diabolica abilità di Bismarck. Sapendo che la Tunisia rappresentava il pomo della discordia fra l’Italia e la Francia sin dal 1875 a quest’ultima offrì la Tunisia, calcolando sull’inevitabile dissenso per attirare l’Italia nell’orbita del suo sistema politico. Ciò non gli impedì al Congresso di Berlino di invitare i plenipotenziari italiani ad espandersi verso Tunisi.