TUNISI E L’ITALIA IMPERIALE 3 estendere il suo dominio a tutta l’Africa mediterranea. Un secolo dopo Cesare volle la ricostruzione di Cartagine perchè dal nuovo fortilizio romano avesse inizio la grande opera di incivilimento di quelle genti e già sotto Augusto Roma aveva attirato tutta la civiltà africana nella sua orbita. Cartagine è rinata a nuova vita, capitale dell’Africa. Con Cartagine la Tunisia, ferace di grano, di viti e di ulivi, dappoiché Roma aveva portato l’acqua, con l’acqua la vita e la ricchezza. Un’altra Italia possono credere di raggiungere quanti sbarcano in Africa, ormai romana di lingua, di istituzioni, di architettura, di città, di campagne, di sangue. Il miracolo s’è compiuto, frutto della civiltà romana tanto che Tertuliano può scrivere tre secoli dopo che i deserti un tempo famosi non esistono più, al loro posto sono poderi amenissimi e che le campagne occupate da Roma sono le migliori di tutta la terra. Da Tunisi volli raggiungere Tripoli in macchina. Oltre 800 chilometri. Subito fuori Tunisi magnifici vigneti. E’ questa coltivazione prerogativa dei coloni italiani che ne posseggono la maggiore estensione, particolarmente nei dintorni di Tunisi e a Grombalia centro quasi esclusivamente siciliano. Dopo due ore di corsa raggiungo Susa, città e porto cospicuo di antichissima origine. Dall’alto della Kasba si domina la pianura fertilissima, coperta di piantagioni d’ulivi e di aranci, -che tutta attorno alla città è come un giardino. Subito fuori Susa l’italiano ritrova i profili del paesaggio nativo. Poi la pianura diventa monotona quando improvvisamente, a grande distanza, giganteggiante sul deserto si scorge una massa enorme, dapprima confusa, e poi come la macchina divora gli ultimi dieci chilometri di rettifilo sempre più distinta. E’ il superbo Colosseo di E1 Gem, costruito sul modello di quello flavio e di poco inferiore per grandezza ma, all’apparenza, di quel- lo più maestoso perchè solitario nel deserto. E’ il più cospicuo monumento romano dell’Africa settentrionale, costruito, pare al tempo di Settimio Severo dove prosperava l’antica Thysdrus. Indimenticabile resta la visione di questo grandioso anfiteatro superstite che testimonia la potenza di Roma. Ma questo non è il solo monumento. In nessuna altra parte dell’Africa lasciò più viva impronta il genio romano. Vestigia affiorano e risplendono in tutta la Tunisia, da Tuborbo Majus a Dougga, da Kairouan a Sbeitla.