218 GIULIANO GAETA era nel suo quinto anno di vita, ed era diretto da un apprezzato uomo di lettere e patriotta ardente: Giuseppe Caprin. Portava in testata la frase: «Organo per gl’interessi di Trieste, del Goriziano e dellTstria». Era questo il quotidiano che aveva seguito attentamente le vicende tunisine, non gli altri. Non II Cittadino, allora nel suo dodicesimo anno di vita, diretto dall’Antonaz, il quale, sembra in seguito a dissensi personali, si era staccato sempre più dal movimento nazionale irredentista per avvicinarsi al governo di Vienna, sicché in questo torno di tempo fra i due quotidiani esisteva già un’ostilità viva (4). Il Cittadino del 1881 è definito dal Benco «organo del partito conservatore, caro ai governanti» (5), va però ricordato che, a modo suo, ama prendere posizione in favore degli italiani contro le mire slovene e tedesche (6), per non dire dell’atteggiamento in pieno favore dell’Italia e dei suoi diritti che assumerà durante la campagna tunisina. Non avevano infine seguito le vicende tunisine nè L’Osservatore Triestino nè L’Adria. Ma L’Osservatore Triestino era l’organo ufficiale, il quale viveva il suo novantasettesimo anno, portando in bella mostra lo stemma imperiale, l’aquila bicipite, e non portando nulla affatto di quanto potesse interessare il lettore normale (le sue pagine son zeppe di notizie ufficialissime, di leggi, decreti e listini di borsa, tanto che quando, in occasione delle nozze del principe ereditario arciduca Rodolfo con la principessa Stefania del Belgio celebratesi il 10 maggio, pubblica a puntate un articolo intitolato «Il 10 maggio e il Patriottismo del Litorale» (7), sembra convinto di offrire una rara golosità). L’Adria poi, nel suo settimo anno di vita, era il supplemento mattutino dell 'Osservatore, e quindi un organo governativo essa pure. Era però riuscita ad avere una vasta diff usione anzitutto in quanto era l’unico quotidiano che si pubblicasse la mattina, e poi — importantissimo per il ceto popolare — in quanto non costava che due soldi di fronte ai sei normali, e ciò perchè non pagava il bollo e, fors’anche parzialmente, in quanto s’era mantenuto in un formato ridotto. Aveva così una tiratura di quattromila copie di fronte alle due mila dell'indipendente (5). Nel suo insieme il Benco la definisce «una gazzettaccia mal fatta, scolorita, noiosa» (5). Ma tralasciamo questi dati per osservare l’atteggiamento della stampa di Trieste, città che contava 130 mila anime, di fronte all’inizio della campagna tunisina. Più specialmente osserveremo l’atteggiamento dell’ Indi pendente.