IRREDENTISMO E FASCISMO 95 è statico, di carattere difensivo, più lirico e romantico che guerriero, ma nel procedere dei tempi, sotto la spinta formidabile degli eventi storico-politici, si trasforma, diviene dinamico, scrolla ogni resto di sentimentalismo morboso, imbelle, si sprigiona negli atti risoluti della volontà unitaria della Nazione di vivere, di difendere la sua civiltà e di mantenerla contro tutti, prevenendo rapida gli attacchi piuttosto che rintuzzarli. In questa battaglia gigantesca, che dura per un cinquantennio tra soste e riprese, tra difese ostinate e assalti furiosi, che culminano nel decennio 1900-1910, lo spirito domina sovrano dalla parte degli italiani irredenti. Essi si battono per le tradizioni secolari della razza, per il linguaggio, per la civiltà, ma sopra tutto per l’Italia, in nome d’Italia. Sono la guardia fedele sull’altra sponda dell’Adriatico, stanno a guardare la porta orientale: aperta sulla Mediaeuropa e sui Balcani. Sentono, nella loro resistenza, l’angoscia che la loro sconfitta, la loro morte civile e nazionale, significherebbe gravissima, aperta ferita nel fianco della Nazione. Dei triestini, chi ricorda, nel supremo pericolo, le sottili e mercantili ragioni dell’emporio, chi pensa alla prosperità dei traffici, se questi sono comandati dallo straniero e la ricchezza s’instaura sulle rovine della civiltà nostra? Il movimento irredentista s’inizia con pochi, disseminati apostoli, con timidi e scarsi proseliti, si rafforza via via in mezzo agli urti, tra la realtà, ogni giorno più dura, e gli ideali, diviene massa cosciente, appassionata. Ogni italiano diventa propagandista, banditore di entusiasmo, di fede patriottica. E’ spontaneo questo traboccare della propria passione verso chiunque, questa istantanea fiducia da uomo a uomo, perchè tutti legati all’istessa sorte, tutti attaccati alla stessa zolla di terra. Ricordiamo, con commossi sensi, tutte le migliaia e migliaia tli italiani irredenti, di queste terre, sterminate legioni, moltitudini i innovatesi attraverso le varie generazioni che con gli stessi ideali, con la stessa fede, con l’istessa passione, tra inenarrabili sacrifìci, imprigionati, perseguitati, oppressi, hanno servito la causa della azione: nei più diversi gradi sociali, nelle più varie professioni: contadini, impiegati, operai; nelle campagne, nei centri urbani, negli uffici, nelle officine, nelle scuole, nelle chiese, nei tribunali; tutti, dovunque la loro attività s’esercitasse, compirono il loro dove-u e’ trionfando della debolezza della carne, a dispetto delle avver-S1‘a.e dolori della vita quotidiana, elevarono il loro spirito, e lo olii irono umilmente alla patria. Oscuri, semplici, meravigliosi eroi.