GABRIELE D’ANNUNZIO E GLI IRREDENTI 307 diffusione dell’Ode incriminata ed ordinarsi la distruzione degli esemplari colpiti dal sequestro e che in seguito venissero appresi, nonché la pubblicazione della Decisione nei giornali ufficiali. Motivi: Nell’Ode incriminata, mentre si esprimono idee irredentistiche in riguardo a Paesi di nazionalità italiana soggetti all’impero d’Austria, si fanno voti che si preparino gli eroi che dovranno combattere le battaglie per distaccare violentemente questi Paesi dallo Stato Austriaco, rompendone così la unità e rispettivamente per distaccarli dal complesso dei Paesi componenti l’impero Austriaco. Dovendosi in tale contenuto ravvisare gli elementi oggettivi del crimine previsto dal par. 58 lett. c. si manifesta pienamente giustificata pei disposti dei par. 485, 489 e 493 R. p. p. e par. 36 e 37 della Legge di stampa 17 dicembre 1862 N. 6 B. L. I. ex 63 la presente decisione nell’intiero suo tenore. I. R. Tribunale Circolare Sez. VI. Trento, 1 settembre 1900 MAISTRELLI. Commentava, non senza una punta d’ironia, il «Popolo» del 5 settembre 1900: «Non possiamo sostituire alla pubblicazione promessa un articolo di commento e di riassunto di questo capolavoro dannunziano, essendo stato lo stesso confiscato. Ci scusino i lettori, se manchiamo alla parola. Non è colpa nostra» e prometteva, in sostituzione, un articolo storico sulle imprese dei Bronzetti. Malgrado il sequestro, l’ode ebbe nelle terre soggette al dominio absburgico una diffusione senza precedenti. Non so con quali mezzi, leciti ed illeciti, di quell’epoca romantica, questa diffusione avvenisse; ma ricordo perfettamente che fra i miei coetanei del liceo di Rovereto l’ode dannunziana correva affidata al mezzo piuttosto primitivo, ma insequestrabile, della memoria. Eravamo, allora, sulle soglie dell’adolescenza e molti accenni e riferimenti, specie d’ordine storico, ci riuscivano oscuri; ma al nostro cuore, gonfio di passione italiana, un ben chiaro linguaggio parlava il poeta, cantando la grande promessa: Verrà, verrà sul suo cavallo, con giovine chioma. Torrà il nero e giallo vessillo dal tuo sacro monte che serba il vestigio di Roma. Ridere su l’antica fronte vedrà le sue vergini stelle;