L’intervento italiano in Albania prima e durante il conflitto mondiale 207 tamente ristabilita attraverso severe misure d’ordine pubblico, le strade furono riattate alla meglio, organizzate le poste e i telegrafi, e tentata una sistemazione finanziaria. L’Austria cercava di ottenere la collaborazione dell’aristocrazia del paese e allorché l’Albania tornò ad essere nuovamente un campo di battaglia, essa sistemò i servizi delle retrovie non solo ma ordinò la leva in massa tra gli albanesi, costituendo con essi una milizia territoriale ed istruì gli ufficiali albanesi, che però non furono mandati al fronte e sopratutto contro gli italiani, ben conoscendo che i loro sentimenti erano per l’Italia. LA CADUTA DEL LOVCEN Frattanto il Comando Supremo italiano provvedeva a rinforzare in Albania la linea della Voiussa e alla fine d’agosto iniziava pratiche con il Comando interalleato di Salonicco affinchè la 35.a Divisione italiana, che faceva parte di quel contingente misto, fosse dislocata verso il confine albanese allo scopo di dar la mano alle nostre truppe d’Albania. Il Comando interalleato, per consiglio nefasto del generale francese, non volle mai consentire a tale richiesta, preferendo mandare verso l’Albania le bande greco-macedoni, notoriamente animate da propaganda antitaliana. L’azione proposta dallo Stato Maggiore Italiano, che si rendeva necessaria con riguardo ai gravi avvenimenti svoltisi giusto nel gennaio del 1917, si spiega meglio riferendosi a quegli stessi avvenimenti. Gli austriaci, impadronitisi del monte Lovcen, erano entrati il 13 gennaio a Cettigne, e la famiglia reale montenegrina, riparatasi a Scutari, s’era imbarcata per Brindisi. Il giorno prima, 12 gennaio, il generale Pellè, delegato del Comando supremo francese aveva avuto un lungo colloquio col generale Cadorna. Il Governo francese temeva che, date le forze allora disponibili sul teatro balcanico) gli imperi centrali volessero risolvere la questione della Romania, sia con azione aggressiva, sia per intimidazione, inducendo il Governo di Bratianu a dimettersi per dar posto a un Governo germanofilo, il quale smobilitando, e fors’anche concedendo ■1 passo alle forze tedesche, comprometterebbe la situazione della Russia. Occorreva che da parte degli alleati fossero prese adeguate misure per scongiurare il pericolo, di fronte al quale la Russia aveva provveduto riunendo in Bessarabia la 7.a Armata (200.000 uominif.