208 ROMANO DRIOLI Insomma, il gen. Pelle proponeva un’offensiva sul fronte di Salonicco, con obiettivo Monastir, onde distrarre le forse austrotedesche dalla minaccia con la Romania. IL CONCORSO ITALIANO IN MACEDONIA La stampa francese in quei giorni rimproverava all’Italia di non aver tentato di salvare il Montenegro. Ma, come al solito, la stampa obbedisce a motivi di sentimento più che di ragionamento. Non era possibile salvare il Montenegro dopo la disfatta dell’esercito serbo, e d’altra parte questa disfatta non sarebbe avvenuta se gli alleati avessero organizzata a tempo la spedizione di Salonicco. Fin dal 24 luglio 1916 il Comando Supremo d’accordo con il Governo, decideva il concorso italiano all’impresa di Macedonia, la quale avrebbe provocato l’entrata in guerra della Romania contro gli Imperi centrali. Alla spedizione fu destinata la 35.a divisione al comando del generale Petitti di Roreto. La divisione era composta delle Brigate Sicilia e Cagliari, di uno squadrone di Cavalleggeri di Lucca, di 4 gruppi di artiglieria da montagna, ciascuno di due batterie, e di un battaglione zappatori del Genio e di altri reparti per servizi accessori. Queste forze iniziarono la partenza il 9 agosto 1916. Due giorni dopo il primo scaglione della divisione, comprendente il Comando della medesima, il 61.o fanteria e due battaglioni del 63.o, sbarcava a Salonicco e alle 17 entrava nella città sfilando dinanzi al generale Sarrail, comandante in capo dell’Armata d’Oriente. IL GENERALE PETITTI DI RORETO Crediamo doveroso ricordare qui l’elogio che del Gen. Petitti. che fu il primo Governatore di Trieste redenta, Ward Price gli dedicò nella sua «Storia dell’Armata di Salonicco» quale comandante delle nostre truppe: «Le truppe attraversarono Salonicco fino al quai, fatte segno all’ammirazione e alla curiosità amichevole di tutti i presenti. Solo, avanti a tutti, e tutti sopravanzando con la sua imponente statura, era il generale Petitti di Roreto, un vero Amak, alto sei piedi e 4 pollici, grande, slanciato, solido e che ora da poco tempo è stato promosso comandante di Corpo d’Armata. E’ lui appunto che tre mesi più tardi, recatosi in Monastir il giorno dopo l’occupazione, doveva rimanere malamente ferito ad una gamba dalle schegge di una granata che fece varie vittime intorno a lui». E giova altresì riferire il giudizio del generale Sarrail (vedi il suo libro: «Mon commandement en Orient» a pag. 147: «Le général