LA XIII MOSTRA TRIESTINA D’ARTE 443 all’inizio. Ne è in parte influenzato anche il decano di questi scultori, che conquistati i primi posti già in anni lontani sa conservare l’incanto d’un luminoso tramonto. Giovanni Mayer, infatti, (che ha anche un flessuoso pittorico nudo di Nereide e un bistolfiano bozzetto di Cristo) nella squisita purissima testa di «Bambina» raggiunge una così delicata umana poesia da dimostrare chiaramente che anche avanti con gli anni, quando «ditta dentro», si può far sempre arte freschissima e viva. La figura muliebre imaginata da Carà per animare una fontana è certo opera egregia, ma non quanto l’imponente nudo dello scorso anno. Rigido è infatti il movimento di busto e braccia e non perspicuo il modellato sebbene riscattati in parte da una testa di fine ideale bellezza. Opera invece di piena forza e di penetrazione acuta è il ligneo busto virile, e di deliziosa eleganza quel nudino anche ligneo della «Ragazza con gli zoccoli». Nelle due statuette di Canciani, «Fonditori», vediamo una efficace personale interpretazione della rude monumentalità d’un Meunier. Arcadico spirito felicemente reso anima il «Pastore» di Zorzut. Di Psacharopulo preferiamo all’idealizzata quasi neoclassica «Giovinetta», la scarna forza plastica e l’incisivo intuito del busto virile. E ricordiamo ancora le buone cose di Russo, Patuna, Alberti, Tamaro. REMIGIO MARINI