BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO 473 E’ una legge generale, alla cui enun-' dazione leverei soltanto quell’epiteto di modesto, poiché la legge ha da valere per tutti quanti i ruoli, modesti e non modesti (a meno che modesto non si debba intendere alla latina, non in senso di umile, ma di proporzionato e misurato). Perchè l’autrice non ha composto il romanzo, per il quale aveva fra le mani un eccellente materiale? — For. se perch’ella predilige le situazioni «crepuscolari», che le offrono l’occasione di esplorare i misteri del sub-cosciente: operazione nella quale per davvero ella mostra attitudini magistrali. Vi sono, specialmente nel primo gruppo («preannuncio di temi»), alcuni casi ch’ella analizza finissimamente, sfaccettandoli da tutti i lati, approfondendoli in tutte le direzioni, circonfondendoli di tanta delicata poesia, da ridestare in noi il godimento provato leggendo i racconti di Mario Puccini, Sull’orlo di cui parlavamo ne La Porta Orientale del 1930, VI 431-32). Ma le mie predilezioni ce l’ho anch’io: e non mi pèrito d’indicarle nei tre bozzetti del primo gruppo, «Crepuscolo», «I rèduci», «Osteria». Vi si ammirano le migliori doti della scrittrice, e dei pregi che rifulgono in quei bozzetti s’illuminano tutte le altre pagine d.el libro, che si torna a leggere, constatando che si può far discussione — qua e là — di più o di meno, ma che abbiamo dinanzi sempre una medesima tempra di narratrice singolarissima. «Osteria» è l’interpretazione garbata delI’«atmosfera» — per l’appunto — di un’osteria, dove sogliono radunarsi periodicamente alquanti professionisti per comuni ragioni d’affari. A quelle riunioni occasionali di uomini interviene anche una donna, «la sola donna della compagnia», la quale assume «il tono del compagnone discreto, che era il suo migliore lasciapassare in un mestiere da uomini, in mezzo a uomini». Il tema, dal quale altri narratori si sarebbero lasciati tentare a coloriture d’ambiente piuttosto realistiche, viene trattato, invece, qui, con vera discrezione: il segreto del mirabile effetto che ne risulta è una leggera vena d’umorismo che, di osservazione in osservazioné, di pennellata in pennellata, percorre tutta la riproduzione del quadro, sino alla battuta finale, che si rialza ad un accento fra il tragico e l’elegiaco, con l’allusione fuggevole a un dramma interiore della «sola donna della compagnia», dramma che s’intravvede o s’indovina come assai più serio delle «mille futili cose che tengono costantemente aperto il fosso delle reciproche distanze» nella vita coniugale di quegli uomini, nei quali ella, «donna di buon senso», ravvisa «soltanto dei bambini, dei vecchi bambini». Il tema dell’«atmosfera» che si vien creando in una casa dove una donna non trovi adeguata sodisfazione nelle ordinarie occupazioni familiari, è sviluppato in «Crepuscolo». Il marito di quella donna non s’accorge del malcontento che devasta il cuore della sua compagna. E’ un temperamento ibseniano, lei, che si macera sognando «evasioni» impossibili, dietro aspirazioni indefinite ma non perciò meno angosciose. La calma sicura del marito, che si muove nell’ambito della sua vita cotidiana senza rodìi di contrasti interiori nè ansie di desideri inappagati e inappagabili, finisce coll’imporsi anche alla moglie, la quale si placa nella riflessione che i propri turbamenti psichici «appartengano al travaglio atmosferico della primavera»: — «la casa le sembra ora, nello sprazzo dell’attimo armonioso, un solido vascello sul mare del tempo e non ha più paura». Anche «I rèduci» mettono di fronte un’«atmosfera di normalità» e una