La lingua di uno scrittore triestino e la lingua dei triestini 31 zione italiana e scrissero in italiano. Chi volesse compilare la storia «integrale» della cultura triestina non potrebbe prescindere da Iqro: prescindendone, eliminerebbe forse una delle più notevoli sue caratteristiche, l’apporto o il contributo (positivo o negativo, resta a vedersi) degli ebrei. E’ uno studio che andrebbe esteso anche a tutte le altre nazioni le cui pattuglie avanzate finirono con l’inserirsi stabilmente nella popolazione indigena di Trieste: tra gli allogeni immigrati, tedeschi, slavi, greci, francesi ecc. ecc. sono significantissimi casi d’incroci e relazioni con la cultura italiana. E questo «censimento» letterario bisognerà pur farlo una volta o l’altra (1). Giacomo Devoto, nella rivista Letteratura di Firenze (ottobre 1938), dà — senza programmatiche intenzioni, credo, — l’avvio a questo genere di studi con un saggio sopra Le correzioni di Italo Svevo. E’ un’indagine acuta e minuziosa sopra le modificazioni introdotte da Italo Svevo nel testo del suo romanzo «Senilità» (edizione 1927), per «correggerne» la lingua, che gli era stata tanto tartassata dai critici. Nel corso della indagine il Devoto cita anche un mio articolo, comparso nel Corriere Emiliano di Parma (7 luglio 1928: Italo Svevo), ma lo cita in questo modo: «Dire con F. Pasini che la revisione di Senilità è stata attenta e coscienziosa da disgradarne il De Amicis è cosa falsa, se ci mettiamo (come il nome di De Amicis fa ritenere) dal punto di vista della lingua italiana corrente. Proprio per le sue unilateralità e le sue deficienze la revisione di Svevo riesce istruttiva». Le cose veramente non istanno così. Nel mio articolo io avevo scritto: Italo Svevo «ha ripubblicato il suo romanzo (Senilità)... con qualche ritocco meramente formale, come dice la prefazione, (1) Qualche cosa di simile o di analogo a quello che propongo io leggo ora ne La difesa della razza (Roma, 20 genn. 1939-XVII, pag. 46: «Il lavoro culturale ebraico»). Vi si propone di suggerire alla direzione dell’&jci'cio-pedia Italiana l’idea di notare (nel volume d’appe'ndice o nei supplementi successivi) «l’origine ebraica» accanto al nome delle persone (ebree), alle quali sono dedicate «voci» deWEnciclopedia. «Tutto ciò avrebbe un’impronta ben scientifica, perchè si comprenderebbero meglio molti orientamenti della cultura e dell’arte». Egregiamente! La stessa proposta è fatta anche per il Chi è? del Formiggini, cioè di segnarvi gli ebrei «almeno, con un asterisco». «Escluderli» sarebbe un eludere o un illudere: i fatti bisogna conoscerli e segnalarli, non tacerli, se non si vuol far la politica dello struzzo.