L’ARTE AI LITTORIALI DI TRIESTE 369 nomi più belli: Nocentini, Bruscaglia, Diotallevi, Uboldi, Brindisi, Clemente, Cionini, Mandelli, Faorzi, Bragaglini, Simon, Fumi, Ceci, Rossi, Tramontini. E passiamo alla settima sala. Qui Venezia che la riempie tutta, si fa non meno onore che i gruppi universitari più quotati. Ecco il forte colore di Piovesan, le gustose naturemorte dì Scarpa, le arcaiche ispirazioni di Ferro, i buoni paesaggi di Colonna e De Rocco, e il «Giovane fascista» di Scaccianoci, e le notevoli cose di Brotto, Romanini, Galletti. Nella seguente sala, Genova ci dà le moderne, in parte vangoghiane composizioni di Randazzo, quelle stilizzate e anticheggianti di Carrozzi, il verde paesaggio di Faggioni. I bolognesi s’accampano nella nona e vi dominano Gan-dini che preferisce colori cupi e gravi ma ha forza d’interpretazione psicologica e stile, e Spinelli che riesce ad effetti violenti di luce nella sua «Miniera». Dividono fraternamente lo spazio con i bolognesi i giovani pittori di Torino: numerosi i buoni e gli ottimi: Mondino, Corbelli, Faccio, Griffa, Barnabè fra i meglio dotati. La sala decima affratella i nomi di Siena e Trieste: dei triestini noteremo Zennari, figurista notevole, diseguale tuttavia e d’un nero tipografico non molto amabile, Malie con un «Porto» di sentimento vivo e di bel colore. Siena mette in evidenza i nomi di Montagnari e Fiore. Firenze vuole per sè due intere sale: undicesima e dodicesima. Le merita davvero: e valga per lei quello che già si disse de’ suoi freschisti. Dei quali rivediamo qui Severa, Bonardi, Grassini, Paoli: degni in queste minori delle loro composizioni maggiori. E seguiamo seguendo l’ordine del catalogo l’astrattista naturamorta di Claps, la miniata «Pesca miracolosa» di Sarteanesi, la «Via Gino Capponi» dalle forti tonalità di Dreoni, il ritratto postimpressionista di Lumini, il «Contadino toscano» che ricorda la maniera vagnet-tiana, di Bezzolini, un paesaggio e due ritratti di Becchi, le naturemorte di Failla e Gambassi, (un gradevole contrasto quest’ultima di rossi gravi su luminosi grigi). Due sale occupa anche Milano: sono la tredicesima e la quattordicesima. Influenze carraiane sono inevitabili fra questi milanesi: ne notiamo, ad esempio, nei lavori di Maffeis. Qualcosa invece di modiglianesco è nell’autoritratto di Longaretti; un po’ greve il colore della «Figura in rosso» di Giovannini. E segnaliamo ancora le pitture di Monti, Milano, Uboldi, Guenzani, Bergalli. Non ci soffermeremo molto nella sala sedicesima ch’è assegnata ai manifesti. Tema: «La politica della razza». Sono cinquanta-quattro i partecipanti ed è naturale che su un tema unico non molte potessero essere le risoluzioni originali. Tuttavia una decina di la-