BOLLETTINO B1BLIOGBAFICO 187 poveri ma fanti bei de sposarse, i leti xe, manca le cheche. E dove vanno a finire? Al cinematografo dove tutti i più bei progetti riescono tanto facilmente. E lì, beati, ridono, stringendosi la mano. Terzo numero, il Poeta ci presenta un quadretto: «Xe rivà i paiassi». Il quadretto è dipinto bene con tutti quei colori che può dare una tavolozza sufficientemente ricca. Forse non piace la spennellata del «mulon», che si libera (diremo così) dietro il carro dei pagliacci. Ma questo fa parte di quel verismo crudo, che il Poeta ha aggiunto alle sue liriche e a cui chiede originalità e maniera soggettivistica. Pure, in fondo a questa poesia, c’è una nota di colore più intenso, che porta il dramma di questa povera gente che «con lazzi turpi e matti» si guadagna tanto da campar la vita alla meno peggio. E’ la nota tragica non nuova che i Poeti amano aggiungere alle loro creazioni in argomento, per dare ad esse una tinta umanistica. La quarta lirica non commuove gran che. Vorrebbe esserci dentro una punta di riflessione, che trova eco nell’ultima stanza. Pure piacciono i versi; ... mi son come bonzo senta scolto sbrissar un’onda su le piere lisse maciade de verde .., La vita d’un fanciullo disgraziato è l’oggetto della quinta lirica. Il fanciullo (n’è taciuto il nome — ed il Poeta ha fatto bene, perchè, se anche esso esiste realmente, il caso è uno di quei tanti che si riscontrano ogni giorno qua e là nel mondo) è stato male avvezzato nella sua infanzia. un maestro per là libri coi pupoli a colori sempre vesti de blu de mariner, sabato cine. Poi gli muoiono i genitori, il papà suicida, la mamma di crepacuore. Ed ora altri lo mantengono per compassione e egli vive tra gli immondezzai. Il dramma di questa poesia si trova nei due versi con cui essa comincia: Se sua marna vedersi se suo papà savessi. E’ intenzione, forse, del Poeta mettere a contrasto questa lirica con quella in cui egli invoca la mamma sua. Qui egli sembra dire che la mamma se lo sapesse, sapesse che il suo figliolo batte la retta via, sarebbe contenta, nell’altra lirica immagina tutto il dolore che proverebbe la manina del fanciullo nel conoscere la triste sorte di questo. La sesta lirica è un quadretto tanto fresco con quel cinguettar di -.(usei che missia in graia», con quel «co-colez de vento ne la scheda», con quelle tre biondissime fanciulle che «vendi mazi de primole tre soldi». Ultimo verso, la nota allegra: in fondo un frasco fa slongar le gambe. Uno spunto romantico è la settima lirica. Il Poeta e la sua fanculla. Sotto- il fogliame si mormorano parole «fine», tanto da sembrar due uccellini. Intanto scuro de sora stele ne varda ’l careio ... Un altro quadretto è l’ottava lirica. Gli operai che vanno a lavorare, ma che, prima, nello spaccio di liquori ... i fa in pi una picola tapa per bever nel covercio de lata un ranipigamuri, una trapa e dopo el spagnoleto sani. La nona poesia è una rievocazione di un tale che