144 OSCAR DE INCONTRERÀ nel 1751, rappresentava il primo esempio nella nostra regione del nuovo indirizzo inglese del barocco, che ispirandosi con Rousseau alla natura, scartava le turgide superfetazioni, le complicate e pesanti arricciature seicentesche e che pur realizzato in modo rozzo ed ingenuo, rivelava una originale concezione architettonica, un organico equilibrio e una ben distribuita proporzione. Essa era l’osanna patriottico al portofranco, al sorgere del nuovo emporio triestino; l’esaltazione sincera seppur modesta del nostro Consiglio dei Patrizi, che resse le sorti della nostra città ininterrottamente dalla fine del Dugento al 1809, ne difese le franchigie e la sua millenaria italianità. Nel 1751 erano a capo di questo nobile Consiglio quale Giudice e Rettore Cesareo Regio Giulio del S. R. I. barone de Fin, quali giudici e rettori della città Francesco qm. Giacomo de Baiardi e Daniele de Francol e quali provvisori del Comune Giovanni Battista dei Giuliani e Lorenzo de Calò (8). Governatore col titolo altisonante di Intendente commerciale nel Litorale Austriaco, capitano civile e comandante militare della città e fortezza di Trieste, di Fiume, Segna e Carlobago, era un gran signore di alto lignaggio, consigliere di Stato e Cavaliere della Chiave d’oro, Nicolò del S. R. I. conte de Hamilton (1750-1763), la cui famiglia si era rifugiata dalla Scozia nell’impero per mantenere integra la fedeltà alla Chiesa e agli Stuardi. Questo ricchissimo gentiluomo aveva per primo introdotto a Trieste l’uso delle carrozze; a lui si deve, sembra, la costituzione del Casino Nobile S. Pietro e del glorioso Teatro omonimo. Invece di abitare nel castello come i suoi predecessori, dimorò nel grande palazzo della dogana (1749), il quale occupava tutta l’area dell’attuale «Terge-steo» (1842) ed era il più grande caseggiato della città (9). Fu questo benemerito del nostro nascente emporio a chiamare da Venezia l’architetto e scultore Domenico Mazzoleni, per l’erezione della fontana, di cui ecco la descrizione: Seduta in cima allo scoglio quadrangolare stava una matrona raffigurante Trieste, la quale stringeva la mano ad un mercante che simboleggiava l’Oriente ed aveva dietro a se accatastati fardi, botti, balle di cotone e cordami. Sul loro capo si librava l’angelo della fama, che spargeva la lieta novella della nascita d’un nuovo porto in fondo all’Adriatico, alle quattro parti del mondo allora conosciuto, effigiate nelle quattro statue d’angolo, ritte sui loro pie-destalli, tra le ampie curve barocche dei bacini, poggianti su due gradini. L Europa era raffigurata in una matrona, in ricca veste cinquecentesca, con un mantello regale, sciolte le lunghe chiome e cinta li-testa cortigianescamente della corona del Sacro Romano Impero.