XIV PREFAZIONE tano due forti motivi : l’uno , che le Deche di lui furono dal Senato approvate , e ricompenfate con annuo aifegnamento di dugento ducati d’oro, fua vita durante: l’altro, che dopo la morte di lui fu comandato ad Andrea Navagero, e dipoi a Pietro Bembo > che dovettero continuare la Storia Veneziana del sa-bellico, iìcconie di fatto efèguirono : onde il Senato con tal Decreto venne in certo mt;do ad approvarla , come fe per pubblico comandamento )' avefle fc ritta , e divulgata . QuelK Opera del Sabelhco abbraccia in XXXIII. libri gli avvenimenti della Repubblica dalla fua origine fino all’anno 1485. I I. ANDREA NAVAGERO. Morto ilSabelliconell’anno 1506.l’officio di pubblico Storico* e quello di Cuftode della Libreria di San Marco , i quali due offici andarono da principio uniti, e fi conferivano alla fletta perfo-na , avendogli /ottenuti prima del Navagero il Sabelhco, e dipoi il Bembo ; vennero appoggiati daU’Eccelio Configlio di X. ad ANDREA di Bernardo NAVAGERO, del cui clegantiilimo itile, degno del fècolo di Augulto y ci fanno fède quelle poche cofè y che di lui abbiamo , e che ultimamente fono ftate raccolte da’Sigg. fratelli Volpi, e impreffe in Padova con molta pulitezza nella itamperia a loro fpefè , e a comun beneficio e comodo eretta . Ora il Navagero nella compofizione della fua Storia fi pro-pofè di imitare lo Itile di quella eli Cefare ; e dal nome , e giudi-ciò di lui ben fi attendeva un’Opera in quefto genere fingolare , e compiuta; ma la morte, che immaturamente gli fopravenne nella città di Blois, in tempo che quivi fi ritrovava appretto il Re Criitianidimo Francefco I. in qualità di Ambafciadore per la Repubblica , fece, che egli non le potette dare l’ultima lima ; e ficcome egli era affai difficile nel contentarfi delle coiè fue, e dubitava, che quefVOpera rimafta imperfetta, ie fi fofle un giorno pubblicata , potette recare qualche pregiudicio al ìlio nome ; così volle poco prima di morire , che la medefima alla fua pre-fenza fotte data alle fiamme : della qual perdita la polterità non può non gravemente dolerfene. V’ha però, chi dice, che egli fotte ftato trafportato a sì ftrana rifoluzione più tolto dalla violenza del male, che gli avea tolto in quegli ultimi refpiri il buon iènno, che dal timore del giudicio , con cui il pubblico avelie po-