L’italianità del Trentino in uno scritto di Nicolò Tommaseo 117 Un’abile propaganda tentava dunque di combattere le traine di Austria e Germania ai danni del Trentino, da loro considerato un baluardo avanzato del loro predominio nella media Europa, allarmate che dovesse invece divenire la meta palese di tutti i tentativi per staccarla dai vincoli tedeschi. Tutti gli abitanti delle Venezie secondavano tale nobile gara con intensificato fervore ed i Trentini fra i primi, fieri che la voce di Giuseppe Garibaldi li avesse nell’indirizzo dell'll settembre ’59 da Modena additati all’ammirazione generale. Abbondante era in quei mesi la letteratura politica sulle terre irredente: opuscoli, fogli volanti, articoli di giornale, memoriali e interviste si susseguivano in fatti a getto continuo. Partecipavano a tale nobile gara le migliori penne e i membri più in vista dell’emigrazione. «A capo della schiera — ricorda A. Zieger (1) — stava la «Lombardia diretta dal Gazzoletti, il quale aveva saputo acquistarsi «le simpatie del giornalismo torinese con le sue conoscenze ed attraverso l’attività di Lorenzo Festi; a Firenze Giuseppe Canestrini «riproduceva nel suo giornale gran numero di relazioni sul suo pae-«se, dovute all’opera di Tomaso Gar; e la Sentinella di Brescia «aveva anch’essa un buon corrispondente bene informato della si-«tuazione, ed in grado di far conoscere e giudicare esattamente il «vero stato d’animo del paese in quei momenti di ansia e di attesa». In quei giornali come pure nel Crepuscolo del Tenca, nel Diritto, nel Momento ed in tanti altri ancora, si ricordavano tutti gli sforzi inutili, tutte le vergogne patite, tutta la inflessibile tenacia di quel popolo italiano esumando aneddoti dimenticati, trascrivendo i proclami, le proteste, gli indirizzi, i deci’eti di governo, i bandi ed i sequestri politici, le liste degli emigrati e dei proscritti a prova della inflessibilità della gente irredenta in genere, trentina in ispecie. Il patriota trentino Tito Bassetti durante i suoi lunghi soggiorni in Toscana, aveva fatto preziose relazioni fra il gruppo che faceva capo alla Antologia, fra cui Cosimo Bidolfi, G. B. Niccolini e Nicolò Tommaseo, ed anzi col suo fondatore Gian Pietro Viesseux ebbe una lunga e preziosa corrispondenza negli anni del Bisorgi-mento dopo il ’48, pubblicata in parte da Edoardo Benvenuti sulla 1 ridentum di Cesare Battisti (2). In una lettera del 27 novembre ’59 il Bassetti narrava all’amico, che trovandosi in autunno a Torino si era rivolto al Tommaseo, incitandolo a scrivere sul Trentino, senza pero aver ricevuto risposta. Seppe poi che il Tommaseo era pas-