LETTERE DI GRAZIA DELEDDA A ELDA GIANELLI 433 E fu merito non piccolo della Gianelli aver chiamato a rappresentarvi una così nobile rappresentante della Sardegna. Protagonista della lirica di Grazia Deledda è un mandorlo; e vediamo, scorrendo la Strenna, che il mondo vegetale era un motivo prediletto di quelle liriche, dedicate a cipressi, pini, olivi, e viole e rose olezzanti; e mi sembra che fra tante poetesse emerga per altezza di concetto e forza di stile e di metro la prosatrice Deledda. Ecco i di lei versi pubblicati a pagg. 42-43 della Strenna per il 1897 prò Guardia Medica: L’INNESTO Ne l’orto, davanti a la mia finestra che guarda a oriente un mandorlo giovine, forte, fiorente, s’ergeva ancor ieri, sognando, nel sol. Trillava l’allodola a l’alba tra i diafani fiori gemmati, fra i rami d’un pallido verde sfumati a sera la luna scorgevo tremar. O mandorlo amico! Dei sogni miei forse sorbiva i vapori, e ne le sottili sue rame e nei fiori scorreva d’un mistico sangue il poter, perchè questa mane, allorquando nel grigio periato ed aulente silenzio dell’orto, con picchio lucente l’accetta il suo povero tronco spezzò, mi parve che un soffio di morte vibrasse, gemendo, d’intorno; un fior dei miei sogni sfogliarsi, d’un giorno la cerula trama spezzarsi sembrò. Ma, smessa l’accetta, la mano crudele su l’ampia ferita un germe, possente promessa di vita novella, con fervido voto innestò. Or scendan propizie le sacre rugiade, le pioggie feconde;