L’italianità del Trentino in uno scritto di Nicolò Tommaseo 123 composte le cose e cosi provvisto non tanto al nostro benessere quanto alla sua dignità. Se Austria rimane nel Veneto qual fu sino ad ora, noiosa e odiosa, sarà briga e pericolo e agli altri potentati e a se stessa; e a un tratto mutasse modi e natura, nessuno, neanco degli amici suoi, se Austria ne ha, crederebbe a co-desto portento, unico nella storia del genere umano. E l’avvilimento temuto dal pur tentare un tal mutamento, e dal porgere cosi animo alle altre nazioni soggette che richiedano ed osino, la svoglierebbe da convenzione. La quale, non essendo da veruno creduta, foss’anco sincera, non guarirebbe la gangrena che divora lei più che noi. Se i Veneti assieme ai Lombardi, così angariati come erano, non bastavano alla morbosa sua fame, a salvarla da turpe fallimento, a risparmiarle frodi e falsificazioni che la legge civile punisce di carcere e d’infamia; or che sarà del Veneto solo, fatto a lei possessione più ruinosa dal prossimo esempio della Lombardia liberata? Ma se Austria non per carità generosa, ma per necessità e per computo di mercante dalle usure proprie strozzato, si risolve di lasciare anco il Veneto, chiedendo un compenso dei mali che fece e di quelli che cesserebbe di fare; allora ritenere per se il così detto Tirolo italiano, quasi avanzo e memoria della vecchia vergogna e della violenza fatta ai diritti dei popoli, ai climi e alle lingue, sarebbe o umiliazione intollerabile perfino agli stessi austriaci, o segno di pensieri insidiosi, e di cupidità al resto d’itcdia minacciose. Quel brano di governo bilingue sarebbe documento vivente e dell’austriaca voracità e dell’austriaca impotenza. L’angolo dov’ella si rannicchiasse per quindi attendere il punto di avventarsi alla preda, sarebbe più che terrore all’Italia, un insulto all’accorgimento insieme e alla probità di potentati europei. Sarebbe ingiuria a Germania tutta, della quale continuerebbesi a rammentare e sospettare la Confederazione limitata non da montagne ma da piuoli, da cartelloni; e dir ebbe si che quel lembo di terra è come la veste in mano alla moglie di Putifarre delusa. Intanto l’Austria anch’ella confessa l’italianità del Trentino e l’atrocità ridìcola de’ propri torti, attaccandolo al governo del Veneto, pur per formare provincia italiana alquanto più grossa in vista, e consolare se stessa delle spoglie opime perdute. La confessione è tanto più preziosa,