L’italianità del Trentino in uno scritto di Nicolò Tommaseo 119 «le sue circostanze non possono fargli ricusare una remunerazione, «così gli scrissi liberamente che noi vogliamo sottostare alle spese «relative. Siccome io so quanto delicato è l’animo di quel grande e «d’altronde quelle mie parole hanno troppo vago significato, io «mi trovo in qualche imbarazzo per onorevolmente sdebitarmi, «quindi ho bisogno del di lei consiglio o della di lei cooperazione «presso l’amico Nicolò». Contava cioè sull’amicizia col Viesseux perchè egli volesse non solo indicargli l’ammontare dell’eventuale compenso da passare al Tommaseo, ma anche mettersi di mezzo per farglielo accettare. Quel grande dalmata univa così la sua autorevole voce a difesa della italianità del Trentino alla vigilia di quell’auspicato congresso, che doveva però, frustrando tante speranze, ribadire le sue catene, con quella mirabile franchezza che lo solleva dal volgo, con quella maschia eloquenza che persuade, con quella logica stringente che confonde. Voce che — a quasi ottant’anni dalla sua prima apparizione — desta ancora alla lettura il più grande interesse per l’incanto della forma e la vigoria del concetto. IL TRENTINO Non è un far torto ai politici il credere che, sebbene non sordi alle voci di umanità e di giustizia, eglino diano orecchio più docile a quelle dell’attività e della necessità, siccome nella pratica comprovanti i dettati della natura e della ragione in forma visibile a tutti. Invitato da cittadini autorevoli del Trentino a dire parole intorno alla loro italianità, riguardata e come sentimento e come fatto, io non potevo assumere l’onorevole incarico, quando tanti uomini di quello stesso paese e lodati e dotti e prudenti, possono delle cose proprie ragionare ben più pienamente. Ma acciocché non paia trascuranza sconoscente la mia, nel far pubblica la seguente lettera la quale in gran parte già compie l’ufficio desiderato (7), io premetterò poche cose, trattando appunto la questione principalmente in quel che concerne la utilità politica e la necessità di riconoscere il Trentino per regione d’Italia, utilità dico, e necessità de’ potentati d’Europa e dell’Austria stessa. Ognun vede che la sorte del Trentino dipende da quella del Veneto, e che sintanto che i patti di Villafranca non sieno interpretati in senso italiano, non austriaco, le speranze de’ Trentini sarebbero sogni. Basta che quando tale interpreta-