IRREDENTISMO E FASCISMO IRREDENTISMO Non sarà inutile fissare brevemente — mentre ricorre il ventesimo annuale dalla storica adunata di piazza San Sepolcro — i punti di contatto, le analogie, l’identità spirituale di fini tra il movimento irredentista degli italiani soggetti all’Austria nell’ultimo cinquantennio che precedette la grande guerra, e il movimento fascista che conclude, corona e supera i fasti del novissimo Risorgimento italiano. Movimenti non di classi, ma di popolo, di masse, con obiettivi che, trascendendo i bisogni e i desideri delle singole classi, riflettono le più alte e complesse necessità della Nazione. Ambedue tendono a creare una coscienza nazionale, vigorosa e operante nell’individuo, prodigiosa e invincibile d’impeto nella massa; coscienza che si rinnova di continuo nelFavvicendarsi delle generazioni, che procede dalle tradizioni secolari, si rafforza nello sviluppo della coltura, nell’esercizio di ogni facoltà, di ogni energia; coscienza che la battaglia quotidiana in ogni forma del vivere civile rende sempre più agile, più pronta, più risoluta. Per ambedue interviene una volontà unitaria, concorde, che regola le azioni, ne stimola o tempera lo slancio, che esige disciplina, obbedienza, sacrificio. Ricordiamo anzitutto il processo storico per il quale gli italiani soggetti all’Austria, dopo il sacrificio glorioso di Guglielmo Oberdan, si ricomposero e contro le forze coalizzate del governo austriaco, del panslavismo e del socialismo internazionale, organizzarono un’aspra resistenza, una difesa che ancor oggi, ai lontani nepoti, sembra miracolosa. Trascurando la parte episodica degli avvenimenti minori, degli atti o gesta di singoli o di collettività, si possono seguire le linee essenziali del movimento irredentista. L’irredentismo triestino, giuliano, dalmata, scaturisce dalle fonti più pure del sentimento nazionale, che, nelle sue prime fasi,