La Piccolominea di Trieste e gli studi letterari e storici sul ’400 377 capodistriano Pier Paolo Vergerio, nato nel secolo precedente, e il triestino Raffaele Zovenzoni, meritevole sempre di rilievo. Ora che, finalmente, dopo un’aspirazione secolare, Trieste avrà la sua Università completa, la preziosa raccolta rossettiana messa a disposizione d'insegnanti e studenti della Facoltà letteraria, che vorx-anno approfittarne, offrirà la possibilità di creare a THeste un centro mondiale di studi umanisti piccolominiani. Veramente in tutto il mondo civile la potente personalità del Piccolomini attrae perennemente l’interesse degli studiosi; in Germania se ne occupa attualmente in modo speciale Th. Buyken, che nel 1931 ha pubblicato un volume sulla sua giovinezza; in America, a Baltimora, è stato ristampato nel 1928 il De curiatium miseriis; a Budapest nel 1904 comparve una nuova edizione della famosa, lasciva storia dei due amanti, De duobus amantibus historia, scritta da lui prima di entrare nel sacerdozio, la cui carriera iniziò appena a quarantun anni, salendo pochi mesi dopo sulla cattedra vescovile di Trieste; Achille Ratti, il pontefice morto quest’anno, riprodusse nel 1903, quand’era ancora bibliotecario a Milano, su\VArchivio storico lombardo quarantadue lettere originali di Pio II; la cui biografia fu ricostruita da vari autori, tra i quali trattò finora più esaurientemente l’argomento il protestante tedesco Voigt, con estrema asprezza critica, in un’opera uscita a Berlino nel 18(53. Resta ancora inedita a Praga in un codice del principe Lob-kowitz la commedia Clirisis, che è da augurarsi sia trascritta un giorno da qualche studioso nostro e pubblicata, e magari ridotta in volgare moderno e forse recitata. Ma oltre ai cultori di studi classici, la sovrana personalità del Piccolomini interessa sommamente agli storici, per la parte eminente da lui avuta nella vita politica europea del Quattrocento. Gli avvenimenti del passato, anche quando la loro cronaca non senta il bisogno di essere modificata per la necessità di correggere involontarie inesattezze o meditate falsificazioni, presentano nuovi aspetti a ogni mutamento di clima storico; inoltre essi si prestano sempre a interpretazioni e a considerazioni, che variano secondo la mentalità, con la quale essi sono esaminati, e il punto di vista, dal quale li si osserva. Nell’ambiente triestino della prima metà dell’Ottocento la sconfinata ammirazione di Domenico Rossetti per il Piccolomini non