GABRIELE D’ANNUNZIO E GLI IRREDENTI 305 i suoi soldati all’attacco, cadde da eroe, colpito al petto da una palla nemica. Alla memoria di lui, già decorato, come il fratello maggiore, di medaglia d’argento, fu conferita dal governo del Re anche quella d’oro al valor militare. Molto verosimilmente, d’Annunzio incontrò queste superbe figure di soldati dell’indipendenza nazionale nel corso dei suoi studi sulla storia del Risorgimento, allorché stava preparando il materiale per il grande poema garibaldino che aveva in animo di scrivere e del quale purtroppo non portò a compimento che la Notte di Caprera. Come accennammo, la Canzone ai Bronzetti si ricollega in maniera occasionale alla tragedia di Monza e ad un episodio del patriottismo trentino che ad essa si riferisce: ed ecco come. In tutte le terre di là dai confini l’uccisione di Umberto aveva avuto un’eco di commozione tanto più vasta e più profonda quanto più popolare ed amata era la figura cavalleresca del Re. I non più giovani ricordano ancora con orgoglio appassionato quelle giornate, durante le quali un vero plebiscito di dolore e d’amore strinse in un palpito solo tutti gl’italiani delle provincie adriatiche e tridentine. Fra le altre innumerevoli forme d’onoranza concretate da enti pubblici e da privati cittadini, importa, per i particolari dell’episodio, qui ricordare la deliberazione, votata dal Consiglio Comunale di Trento su proposta del podestà avv. Luigi Brugnara, che nella camera ardente rispettivamente sul carro funebre dell’estinto Monarca venisse collocata una grande corona floreale coi colori della città e con la scritta: «al Re amato da tutti gli Italiani, il Comune di Trento». Durante i funerali, la rappresentanza trentina sfilò in testa al corteo dei gonfaloni dei Comuni italiani, recando, con quella della città, anche le corone delle donne trentine, dei trentini residenti a Roma, del circolo sociale e dei reduci garibaldini. Deposte queste nel Pantheon, assieme con gli altri innumerevoli omaggi mandati da ogni parte d’Italia, la corona del Comune di Trento ferì probabilmente la suscettibilità dell’ambasciatore d’Austria e fu, d’ordine dell’autorità politica, ritirata. L’episodio non passò inosservato e venne amaramente commentato in quei circoli politici ai quali tale provvedimento appariva come un immeritato sfregio al sentimento nazionale di Trento e un umiliante ossequio ai doveri dell’alleanza. Mando una nuova Ode civile al „Giorno”, che esprime l’indignazione per la sorte toccata alla corona degli irredenti. Ti prego di curarla con la solita diligenza ■— scriveva pochi giorni dopo il poeta ad Annibaie Tenneroni. L’Ode alla memoria di Narciso e Pilade Bronzetti fu, infatti, pubblicata nel «Giorno», diretto da Luigi Lodi,