gilie, nè fatto alcun conto di me, per ¡screditare l’orribile Governo austriaco, per ottenere con pochi mezzi tutti i possibili effetti. Per giunta d’ostacoli, la guerra anch’ essa agitava ed agita tutt’ora gli spiriti Dalmatini e i loro interessi. Mi ha èssa inoltre continuamente obbligato ad ogni sorta di cure, per ben conoscere i sentimenti del popolo, per animar le speranze: per intimidire i sedotti e i malevoli ; per trarre ogni partito dalla forza morale, la sola che ho potuto far valere; e nel tempo stesso ho sempre dovuto occuparmi a procurare con grandissimo stento tutti quei soccorsi, che per parte mia ho potuto, agli ufficiali e soldati di Vostra Maestà, per i bisogni d’ alloggi, casermaggio, foraggi, combustibili, trasporti ecc. ecc. Vostra Maestà abbia presente, che in Dalmazia, fuori delle città, gli abitanti non hanno casa, (perchè casa non può dirsi un’ unica stanza sulla nuda terra, aperta in più luoghi, ove uomini e bestie albergano alla rinfusa); gli animali non hanno stalle ; non coltivatori le terre ; non piante i monti, non alberi i boschi, non strade praticabili il vasto paese; non forza o soldati per l’esecuzione della legge; insom-ma tutto il popolo della campagna è senza istruzione, senza arti, senza medici, senza chirurghi, senza levatrici, ed è molto lontano da incivilimento. All’ ignoranza sola di questo popolo si debbono le frequentissime desolanti carestie, che distruggono colla mortalità o colle emigrazioni la forza primaria della Dalmazia.