— 191 — in colonia. Quanto glorioso ed immortai non sarebbe il nome della Colonia Napoleone! Voi padrone di tanti milioni di Germani, che il diritto della guerra Vi ha dati in mano, perchè non potreste qui dirigerne trenta o quarantamila colle loro famiglie, fra quali vi fossero quattro cinquecento artigiani? Scosso dall’ idea di contribuire aneli’ io in tal progetto all’eccelsa gloria Vostra, tutti mi si affacciano in mente i pensieri ed i mezzi, coi quali ottenere uno scopo così sublime. Lo giuro, Sire, nessuno io non ne trovo di così grande e di così pronto a dar vita a questo paese, che in ogni senso è scheletro, quanto una numerosa colonia. Costruendo case, fabbricando strade, contenendo fiumi, coltivando nuove terre, Voi vredrete colla diffusione di questi nuovi coloni, gente morale, laboriosa ed industre, cangiata affatto in pochi anni la faccia alla Dalmazia. Certo è, Sire, che grandi cose si dovrebbero e prima e contemporaneamente disporre; ma tutto è facile al voler Vostro, a un Vostro cenno. Ben è difficile, o Sire, anche dopo le cose da me dette sinora, il potersi formare un’ idea dello stato deplorabile di questa provincia per difetto particolarmente di popolazione e di artefici. Più miglia ed ore qui si cammina in mezzo a terreni atti a produrre, senza trovarvi segno alcuno di coltivazione. La possanza sola del più gran Sovrano del mondo, con-