— 121 — dosi essi senza pastore, credono e fremono di dover esser abbandonati dai governi improvvidi ed intolleranti, i quali dando ai 200 mila Dalmati cattolici dodici vescovi, negano poi un solo vescovo ad essi, che pure ammontano a quaranta mila. Forse la Repubblica veneta e 1’Austria ancora non vollero urtare la corte di Roma, formando qui un vescovo greco, mentre i pontefici miravano sempre alla chimerica unione delle due chiese. 1 Veneti poi, e per oggetti di una meschina politica, e per idee commerciali, accarezzavano questo papale pregiudizio. Ignoro qual fosse il motivo per cui la politica austriaca negasse ad una cosi importante porzione d’ uomini quella stessa protezione e distribuzione di beni, che largamente accordava in tale proposito agli altri suoi sudditi latini. Comunque peto fosse la politica di quei governi, più grandi principi si sviluppano dalla più che umana mente di Vostra Maestà. Ciò eh’ io debbo deporre ai piedi del trono si è la protesta che la parte greca della Dalmazia beata sarebbe sotto il nuovo impero, se ottener potesse dall’indulgenza sovrana un vescovo di suo rito, il quale, pagato dallo stato, e in esso residente, ligio sarebbe al suo Monarca, e servirebbe forse d’anello a più lontane relazioni. Io lo invoco, o Sire, questo vescovo, perchè cosi mi comandano i principi che mi animano per la Vostra sempre crescente gloria, e perchè il non ottenerlo mi sembrerebbe un positivo male per questa povera provincia.