— 120 — zione, e dall’ altra il contatto costante di questo popolo coi Russi, i quali fino dal-l’epoca di Pietro il Grande cercarono di far proseliti greci in tutta 1 Europa, arricchendo chiese e sacerdoti, spargendo doni e onori, tennero in questi tempi i Dalmati greci, se non in opposizione alla Francia, almeno in una quasi decisa apatia, nella quale potea nascondersi in ogni evento qualunque progetto di rivolta, se il fuoco della guerra si fosse esteso in Dalmazia, come si estese in Albania. Quanti mezzi, o Sire, e quanti artifizi non si sono dovuti impiegare con questa gente e col clero greco ne’ momenti assolutamente critici per questa provincia ! Tutto corrispose, o Sire, agli ardenti miei voti. Debbo però dirvi, che i Greci furono sempre trattati con manifesta ingiustizia dai passati governi. I Greci non hanno mai potuto ottenere un vescovo. I giovani che batter vogliono la strada del sacerdozio, devono andare in Ungheria, e ciò eh’ è peggio, al Montenero per essere ordinati. Questi viaggi fuori di stato sono contrari a ogni principio politico, mentre oltre al denaro che con danno notabile delle famiglie esce dalla provincia, vi entra poi una parte sociale quale è quella de’ proseliti di straniere massime e governi stranieri. Questi non sono i soli danni che reca alla Dalmazia la mancanza di vescovo greco. Il massimo si è quello del malcontento de’ Greci tutti nella provincia, e delle loro continue emigrazioni. Veggen-