— 16 — sviluppo di piante proprie al pianò, di piante prealpine, di piante che prediligono un terreno calcare, di quelle che prosperano in prossimità del mare e di quelle che vivono nei terreni arenosi od alluvionali. Secondo il dott. Marchesetti (1) si devono distinguere tre zone floreali diverse a seconda dell’ altitudine : la zona inferiore o dell’ olivo, che va fino a circa 250 m. : la zona media o del frassino, che arriva sino ai 600 m. e la zona superiore o del faggio oltre i 600 m. Lungo la co^ta, nelle zone più protette contro i gelidi venti del settentrione, verso Duino e verso l’Istria, prosperano le specie proprie della flora mediterranea, l’olivo, il mirto, 1’ alloro ed altre piante sempre verdi. Nella zona superiore invece troviamo le piante subalpine, di 42 essenze diverse, ma in numero limitato causa la mancanza di cime molto elevate. Piante di palude si trovano nella valle alluvionale di Zaule. Le piante prealpine prosperano sul monte Taiano, mentre le specie proprie delle foreste carsiche si trovano nelle voragini di S. Canziano, nelle quali troviamo anche quelle che crescono all’ imboccatura delle caverne. I boschi del Carso sono formati di quercie, frassini, aceri e tigli. Nelle regioni montane predominano il faggio, la betulla e 1’ olmo. Delle conifere predomina il ginepro. ’ Gli estesi e fitti boschi di conifere, specialmente di pino nero e di larice, sono dovuti esclusivamente all’ opera d’imboschimento. Nelle caverne c’ è una flora speciale che consta di piante crittogame, in maggioranza funghi. CAPITOLO SECONDO Trieste e la sua storia. L’Adriatico nell’antichità e nel medio evo. — Le condizioni di Trieste mercantile dal 1382 al 1711. — Trieste sotto Carlo VI e Maria Teresa. — L’occupazione francese dal 1809 al 1814. — L’età) contemporanea. — Deduzioni tratte dalle esperienze passate. È generalmente noto come 1’ Adriatico, fin dall’ antichità, abbia avuto sempre una grande importanza come arteria battuta dai traffici mondiali. Narra la leggenda che gli Argonauti, partiti da un’ isola dell’ arcipelago, viaggiando lungo le coste dell’ Asia Minore e della Colchide, 1’ odierna Crimea, risalirono l’Istro Sottano, Danubio inferiore, fino a Belgrado donde, risalendo l’Istro Soprano, 1’ odierna Sava, riuscirono a Nauporto (Oberlaibach). Saliti sulla sommità delle Giulie essi videro 1’ Adriatico e lo raggiunsero. Si rimisero in mare e, costeggiando l’Istria, la Dalmazia, le coste Epirote e Greche, ritornarono all’isola di partenza credendo d’aver compiuto il viaggio intorno al mondo. Tutto questo è leggenda ma, come tutte le leggende, è intessuta su di uno sfondo di verità. Il viaggio non si sarà verificato così come gli antichi immaginarono si compiesse, ma quello che è inoppugnabile è che 1’ Adriatico superiore già allora era conosciuto e praticato e rappresentava lo sbocco naturale dei paesi dell’ Europa Centrale. Gli antichi romani compresero il valore commerciale e strategico dell’ alto Adriatico ed essi ne occuparono il litorale. Tanto più che al tempo del maggior splendore dell’ Impero romano, sotto Traiano e sotto Antonino, tutte le terre poste al di quà del Danubio, cioè il Norico, la Pannonia e la Dacia, erano soggette a Roma. Attraverso i valichi alpini, lungo le vie seguite oggi presso a poco dalle comunicazioni ferroviarie, si snodavano le grandi arterie romane che facevano capo ad Aquileja. Questo era il mer- (i) Dott. C. Marchesetti « La flora dei dintorni di Trieste » Trieste 1889.