119 - Ma il vantaggio principe il Prof. Cabiati lo vede nell’ intrecciarsi d’una serie di rapporti bancari, assicurativi e di organizzazione commerciale di cui Trieste diverrebbe il centro per il fascino che la libertà del porto franco eserciterebbe sugli uomini d’affari degli Stati esteri. « Prima della guerra, cioè, le grandi industrie dell’ Impero ed i ricchi risparmi dei cittadini si concentravano automaticamente, sotto forma di sedi centrali e di società fiduciarie (quelle che in America si chiamano le Trust Gompanies) a Vienna, centro internazionale finanziario. Oggi, quel tanto che di tali forze è rimasto in piedi non risiede nei singoli Stati sorti dall’ ex Impero, perchè quivi il movimento finanziario è languido, le alterazioni monetarie violente, la persecuzione tributaria sempre più pesante. Esse sono andate a rifugiarsi precisamente nello Stato cuscinetto più vicino alle sedi dei loro interessi e cioè in Svizzera. Si tratta d’un vicino molto relativo e dove il franco ha un valore proibitivo. Trieste potrebbe occupare essa il posto di Vienna, avendo un’ ossatura bancaria adatta, una moneta buona, ma non proibitiva, vicinanza maggiore ai paesi d’origine, antichi legami, e, sopratutto, una conoscenza del mondo austro-ungarico e balcanico, quale nessuno svizzero certo possiede. « Ma per ottenere ciò è indispensabile garantire alle ditte del retro-terra libertà di vincoli burocratici ed un sistema tributario semplice e relativamente lieve ». L’argomentazione dell’illustre economista è certamente ingegnosa, ma essa è viziata dall’origine. I capitali stranieri, e si noti non solo quelli degli Stati sorti dall’ex Monarchia, ma almeno fino a qualche anno fa, anche quelli italiani, vanno ad investirsi in Isvizzera non tanto perchè la Confederazione Elvetica abbia un lieve sistema tributario, quanto perchè a questo vantaggio s’ unisce una grande fiducia nella solvibilità dello Stato cuscinetto e nella sicurezza che la Svizzera non prenderà dei provvedimenti a carico dei capitali esteri che si vengono ad investire sotto 1’ egida delle sue leggi. A parità di fiducia i capitali preferiscono rimanere in patria pur sottostando ad una pressione tributaria maggiore. Ricadiamo quindi nel principio generale che, affinchè i capitali esteri trovino la via per venirsi ad investire in Italia, è necessario non solo applicare nei loro riguardi una tassazione lieve e semplice, ma altresì infondere nei capitalisti esteri la convinzione che l’Italia è un paese perfettamente solvibile e che il Governo non adoprerà il suo potere legislativo per colpire i capitali esteri nel momento che più gli sembrerà opportuno. Solamente in questo modo riusciremo a far convergere verso i nostri paesi e, quindi anche verso Trieste, i risparmi degli stranieri sfruttandoli a nostro e loro vantaggio. Ma per arrivare a questo è necessario che il nostro paese continui sulla via che ora ha iniziato, porti il suo bilancio a pareggio, stabilizzi il valore della sua moneta, riformi il sistema tributario, paghi i debiti esteri, migliori la sua bilancia commerciale e sopra tutto che il Governo Centrale sia forte ed illuminato. Ma questo non si otterrà nè oggi nè domani, il compito è arduo e 1’ avvenire irto di ostacoli. Solamente in un lungo periodo di tempo tutto questo potrà essere tradotto in realtà, ma è illusorio credere che un solo provvedimento possa attuare questo miracolo. Scendendo al caso particolare di Trieste, dobbiamo ricordare che la dichiarazione del porto franco non implica affatto la rinuncia, da parte dello Stato, della quota di imposte ora pagata dalla città. E’ bensì vero che queste imposte verrebbero pagate per contingente e che quindi il Comune, che diverrebbe 1’ esattore dello Stato, potrebbe ripartire queste imposte come meglio crede, ma resta il fatto che le imposte dovranno essere pagate e che non potranno pesare sur. una sola categoria di contribuenti. Da questo lato e per il concentramento finanziario di cui parla il Prof. Cabiati, Fiume si trova in migliori condizioni di Trieste perchè, essendo Stato sovrano, avrà minori imposizioni e godrà delle stesse agevolazioni, se non maggiori, che da questo punto di vista godrebbe Trieste porto franco. Ma c’ è di più. L’autore parla di « un’ ossatura bancaria adatta » di cui Trieste oggi sarebbe in possesso. Evidentemente il nostro illustre maestro si riferisce all’ottima organizzazione bancaria di cui Trieste disponeva prima della guerra. Ma allora le banche maggiori e meglio organizzate erano diretta emanazione delle potenti banche viennesi.