A sud del Passo di Nauporto le Giulie assumono nuovamente l’aspetto di catena formando il Monte Nevoso. Questa catena si presenta compatta ed offre un solo valico nelle gole di Ciana, attraverso le quali passava la via che dall’ Italia conduceva in Pan-nonia. Dalla catena del Nevoso si staccano due contrafforti ; uno va a formare il Monte Tersteneg e l’altro forma il Bittorai che va a finire ad oriente di Fiume sulla Baia di Buccari e Portorè. Ad occidente, il Nevoso è limitato da un’ ampia vallata parallela alla catena, bagnata dal fiume Recca o Timavo Soprano, il quale fiume scompare nella grotta di San Canziano e, dopo aver attraversato sotterra tutto il Carso Triestino Goriziano, sfocia nel Golfo di Panzano presso Monfalcone col nome di Timavo, che è un fiume di poche centinaia di metri, uscente dalla base dell’ Ermada, ma ricchissimo d’ acque. A sud della linea Valle del Frigido-Senosecchia-Monte Auremiano-Valle del Recca si trovano gli altipiani Istriani, limitati verso oriente da una catena di monti che dalla valle del Recca, attraverso il Monte Sia ed Alpe-Grande, viene al Monte Maggiore e con la catena dei Monti Caldiera forma la costa orientale della penisola Istriana fino alla punta Negra ed al Canale dell’Arso. Verso nord-ovest, questa catena degrada in larghi terrazzi formando il cosidetto altopiano dei Cicci. Dall' Alpe Grande staccasi una catena che, correndo in direzione nord-ovest sud-est, viene a formare i Monti della Vena i quali limitano l’Istria al Nord, formano il territorio sul quale sorge Trieste, corrono lungo la costa del Golfo di Trieste e vanno a fondersi col ciglione che limita, verso occidente e verso il nord, il Carso Goriziano. Fino al 1914 tutta la regione che abbraccia il bacino dell’ Isonzo e la Penisola Istriana non faceva parte del Regno d’Italia, pur essendo italiana sotto tutti i punti di vista. Si capisce come geograficamente questa regione debba appartenere all’Italia perchè il confine naturale segue il crinale delle Alpi Carniche, discende per la catena delle Alpi Giulie orientali ed oltre il passo di Nauporto, per la catena del Monte Nevoso : lungo il contrafforte del Bittorai, viene alla Baia-di Buccari. • Storicamente, poi, essa è pure una regione italiana in quanto che fu colonizzata dai romani, appartenne, durante il medio-evo, a Venezia e soltanto col trattato di Campoformio passò definitivamente e completamente all’Austria. Etnicamente questa regione è pure italiana non solo perchè gl’ italiani sono in numero maggiore ed abitano i più grandi centri, ma, sopralutto, perchè ormai è dimostrato che 1’ elemento indigeno è italiano, mentre gli slavi, che formano il 12.5 per mille della popolazione totale dell’ Italia, vennero parte in seguito ad infiltrazione spontanea e parte perchè importati e favoriti dal cessato regime che cercava con tutti i mezzi di soffocare l’italianità di queste terre ; la quale è poi dimostrata anche dal fatto che non si trovano isole di slavi racchiuse lungo il territorio litoraneo. Anche economicamente questa regione è parte integrante della penisola italiana perchè 1’ economia di questi luoghi è la stessa di quella delle regioni analoghe del Regno d’Italia, in quanto chè la valle del basso Isonzo altro non è che un prolungamento della pianura Veneto-Friulana avente le stesse precise caratteristiche, e la parte montana, 1’ alta valle dell’ Isonzo, ha i medesimi caratteri dei paesi alpini e prealpini italiani. La penisola Istriana, poi, chiusa dalla parte del continente da altipiani e catene montuose e con una costa erta e pressoché impraticabile verso oriente, non può comunicare che verso occidente, dove la costa è più bassa e molto portuosa, cioè verso l’Italia. Infine, le manifestazioni artistiche, la civiltà e la coltura di queste regioni, nonché il sentimento patrio, manifestato da queste popolazioni con lotte di lunghi decenni, tutto è prettamente italiano (1). Tuttavia, politicamente, queste regioni erano escluse dal Regno d’Italia e, prima (i) Cfr. B. Frescura « I confini della Nuova Italia. Il Problema dell’Adriatico ». Marzo 1919.