- 21 — erano gli Uscocchi da espellersi. Inoltre si stabilì che Segna sarebbe stata presidiata da truppe austriache. Al tempo della pace di Madrid Trieste contava 3000 abitanti. Nel 1636 vengono rinnovati ai Triestini i privilegi che godevano nel reame di Napoli. Tra questi privilegi, il più importante è quello d’ avere un proprio console soggetto alla giurisdizione del Regno soltanto per i reati di lesa Maestà, domicilio e di falsificazione monetaria, esente le gabelle e da imposizioni. Ai debitori di triestini non era concessa la moratoria e nemmeno il Re poteva concederla. Per certe merci i triestini avevano libertà d’importazione e d’ esportazione e potevano entrare ed uscire dal regno senza bisogno d’essere muniti di permesso. I consoli triestini si ebbero nel regno di Napoli fino al 1752, anno in cui Maria Teresa li sostituì coi consoli austriaci. Nel 1650, sotto Leopoldo I, si parla per la prima volta di porto-franco e Venezia si mostra pienamente accondiscendente per l’instaurazione di questo regime a Trieste. Qualche esperimento in proposito fu fatto nel 1658, ma fu subito tolto. Si ritentò nel 1662 mantenendo però i dazi d’ uscita ed eccettuando dalla franchigia i panni-lani. Ma nel 1689 la franchigia fu tolta perchè di nessun vantaggio. Nel 1695 si proibisce la caricazione dei navigli nei porti del Friuli, principalmente a Cervignano e nel 1701 fu vietato alle navi estere di caricare finché non fosse completato il carico di navi triestine. Nel 1702 si notano i primi segni di debolezza nella repubblica di Venezia. Difatti in quell’ anno, ad onta delle proteste dei veneti, vengono fatti uscire dai porti di Trieste e di Fiume dei legni armati. Nel 1705 sale sul trono l’Imperatore Giuseppe I che però morì nel 1711 e non prese notevoli provvedimenti a favore del commercio triestino. Colla morte di Giuseppe I finisce il secondo periodo della, storia triestina, periodo che va dal 1464, regnante allora l’imperatore Federico III e dai tumulti del 1470 fino a Giuseppe I. Alla fine di questo periodo i mercanti triestini avevano un proprio corpo, detto università, avevano una loggia dove tenevano le proprie adunanze ed il centro principale dei mercanti era 1’ odierna piazza Rosario dove esisteva un banco d’ assicurazione marittima denominato della Madonna del Rosario. Il porto era costituito dal Man-dracchio che aveva una superficie di 1500 tese q. e dove una trentina di barche potevano caricare contemporaneamente. Il commercio di Trieste consisteva essenzialmente nell’ esportazione di ferro, acciaio, mercurio e cinabro, cuoio, prodotti animali, tavole, legname lavorato, tessuti e nell’ importazione d’ agrumi, frutta, vino, olio, uva passa, zafferano, canape, panni-lana e panni di seta. Il commercio dei coloniali, zucchero, caffè e droghe, era monopolizzato da Venezia. Il maggior articolo però era l’olio perchè, come nota il Kandler (1), nelle regioni austriache si consumava, in proporzione, una maggior quantità di olio di quanto ora non si^consumi, mancando allora i surrogati. Napoli forniva allora 1’ olio a Trieste e ritraeva da questo porto degli articoli che oggi riceve da altri mercati. Morto Giuseppe I, Carlo assunse la corona austriaca e per qualche tempo, ebbe ancora parte del patrimonio spagnolo, come Milano, Mantova, le Fiandre e Napoli. Trieste era allora comune autonomo e, come avveniva per altri comuni italici, esso cercava di custodire gelosamente l’antica condizione romana di colonia, considerando una degradazione far parte di una provincia. Ciò che allora si comprendeva sotto il nome di Trieste erano due corpi politici ben distinti : la città dominante ed il territorio soggetto. L’ autonomia del comune non era però completa. Il Consiglio reggeva la città, ma a capo di esso stava un capitano nominato dall’ imperatore che, oltre ad essere capo della città e Presidente del Consiglio era pure capo dell’ ordine patriziale, sommo giudice penale ed unica autorità competente per gli ebrei che ricusavano la cittadinanza. (i) Kandier «Emporio e porto franco della città di Trieste». Ed. Tip. Lloyd 1863.