— 17 — cato dove avvenivano gli scambi fra le merci provenienti dalle regioni danubiane e quelle provenienti dall’ Italia, dall’ Egitto, dall’ Asia e dall’ India. Grande fu l’importanza commerciale di Aquileja al tempo di Roma. Aquileja rappresentava nell’ antichità quello che fu Venezia nel Medio Evo e quello [che fu Trieste nell’ età moderna. La situazione geografica stessa richiese, e richiede ancora, un grande centro portuario per gli scambi tra 1’ Oriente e la Media Europa. Quest’ evidente verità ci dà ragione di sperare che, in un futuro non molto lontano, i nostri grandi porti adriatici riprenderanno 1’ antico splendore che, per cause, in gran parte passeggere, oggi hanno perduto. Ma la grandezza d’ Aquileja, come quella di Venezia ed in parte qOella di Trieste, non dipese soltanto dalle meravigliose arterie commerciali che i romani, maestri nella costruzione di strade, seppero creare attraverso la Catena Alpina, nè soltanto dalla buona organizzazione del mercato, dalle frequenti comunicazioni e dallo spirito di intraprendenza dei romani stessi, pttimi commercianti come chiaramente dimostra il prof. Bon-fante (1). I romani compresero come il commercio dell’ Adriatico non poteva svilupparsi se non sotto la condizione che uno Stato forte e civile possedesse tutte e due le sponde. Questa verità, che i nostri politici non sempre vollero comprendere, fu compresa, invece da Roma e da Venezia e persino dall’ Austria la quale fece sempre il possibile per togliere agli italiani il possesso non pure della sponda orientale, ma anche di quella occidentale e fu necessaria la forza per costringerla a cederci quelle terre che nostre sono per sacrosanto diritto. Fu questa la ragione per la quale i romani occuparono le isole dell’ arcipelago Dalmato Istriano ed una parte della costa Dalmata. Se questo i romani non avessero fatto, i pirati illirici avrebbero minacciato continuamente il commercio di Aquileja ed i traffici, anziché per 1’ Adriatico, avrebbero presa la via di Marsiglia, città commerciale antichissima e florida fin dai tempi dei Fenici e degli Etruschi. Non furono solamente le distruzioni ed i saccheggi del « Flagello di Dio » e dei Longobardi che rovinarono il commercio di Aquileja. Narsete, al tempo di Teodorico di Verona, ricostrusse e ripopolò in buona parte Aquileja, il patriarcato risollevò il prestigio della città, dapprima come sede religiosa e più tardi, quando i patriarchi divennero signori del Friuli, di parte dell’ Istria e della Carniola, anche come centro politico. Inutili furono questi sforzi : il commercio di Aquileja era stato distrutto ne mai più potè risollevarsi. Furono le trasmigrazioni dei popoli che recisero le arterie principali dei traffici d’Aquileja e che determinarono il distacco, l’imbarbarimento e la decadenza economica delle regioni poste tra il Danubio e le Giulie, quelle che determinarono la morte d’ Aquileja. Anche oggi, in modo meno violento però, si determina un fenomeno analogo. A grandi ondate gli slavi s’ avanzano dai piani Sarmatici verso 1" Occidente di Europa. Saprà la barriera tedesco-unghero-rumena resistere ed arginare questo mare travolgente, oppure si schianterà all’ enorme pressione di questa marea avanzante determinando così anche la morte della civiltà latina? È impossibile trovare oggi una risposta, certamente però il bolscevismo è venuto in buon punto a frenare 1’ aumento incessante e preoccupante delle popolazioni slave. Comunque sia, questo pericolo esiste ed è necessario vigilare attentamente i nostri confini Nord-Orientali e fortificare quanto più si può quelle regioni che per la loro posizione costituiscono 1’ usbergo dietro al quale l’Italia deve difendere le sue ubertose pianure dalla voracità dei barbari. Erede d’ Aquileja fu Venezia che durante tutto il Medio Evo seppe far risplendere la genialità latina nei traffici e nell’ industria, seguendo, nella politica dell’ alto Adriatico, le direttive di Roma. Essa occupò quasi tutta la costa Dalmata e le Isole e sostenne asprissime lotte con Ancona e, specialmente, con Trieste che tentavano di scuotere il giogo veneziano. Guai a Venezia se non avesse saputo seguire una politica così ferrea ! (i) Lezioni di storia del Commercio U. C. L. B. Milano 1922-23.