ALMISSA 173 per la conquista della contea di Poglizza. Abbiamo veduto che le truppe di Marmont avevano qualche interesse a soggiogare i ribelli poglizzani, e i russi ad incoraggiarli nella loro ribellione. Dell’antica potenza di Almissa non restano oggimai che scarse traccie visibili. Su due picchi che sovrastano la cittadina si veggono i ruderi del castello Mirabello, così chiamato probabilmente dal nome di chi lo eresse. E su di un dirupo più alto, gli avanzi di una fortezza antica evocano nell’esploratore memorie di un’epoca eroica molto lontana. La odierna città, sulla sponda sinistra del Cettina — l’antico Tilurus — conta scarsi 1000 abitanti. Yi fioriva il commercio, specie con le isole vicine, fino a che esso era limitato a pochi centri. Un ramo d’industria molto produttiva per gli almis-sani era rappresentato dai molini lungo il corso del Cettina. Ma anche questa risorsa è oramai cessata per due motivi capitali : primo, perchè i paesani e gli isolani non seminano più granaglie, trovando maggior compenso nei vigneti ; in secondo luogo, le farine dei grandiosi stabilimenti esteri fanno concorrenza invincibile alla piccola industria paesana dei molini. Poi, le foci del fiume essendo da anni ostruite, ne è interdetta la navigazione fino ai molini, epperò le navi di piccolo cabotaggio, che un tempo approdavano numerose nella rada d’Almissa, si rivolgono altrove. Fra le famiglie che maggiormente onorano l’Almissa moderna è quella dei Eadman, ed io ebbi il vantaggio d’essere accolto ed ospitato da essa, per poche ore, festevolmente. Il più giovane rampollo di quel nobile ed antico casato, il simpatico Francesco, ebbe verso di me attenzioni speciali e mi presentò tosto a suo zio Antonio, un’illustrazione dalmata. — Benvenuto!... come stai?... son tredici anni che non ci vediamo...