LA CASA DI DIOCLEZIANO 101 Non ci voleva più di tanto, per aspirare, in quell’epoca guerresca, alle più alte cariche nella gerarchia dello Stato. A quarantanni era già comandante delle guardie imperiali e, come tale, vendicò la morte di Numerio, uccidendone l’assassino, Arzio Apro, al cospetto delle legioni plaudenti. Quell’atto eroico gli valse la proclamazione ad imperatore. Già nel secondo anno del suo regno diè mano all’erezione del palazzo sulla costa dalmata, a breve distanza dalla sua prediletta Salona, e che doveva formare l’ammirazione dei secoli. La costruzione durò circa dodici anni, fino al 297, e otto anni più tardi, quando rinunziò spontaneamente alla porpora imperiale, vi si ritirò “ per coltivare — come vuole la tradizione — i cavoli della sua patria ». In quella reggia suntuosissima Diocleziano visse gli ultimi otto anni della sua vita e vi mori nel 313, a 68 anni. Qualche storico ritiene che egli si sia suicidato, precisamente come, ai nostri tempi, il re pazzo di Baviera, Luigi II, con cui Diocleziano avrebbe un punto di contatto nelle grandiose concezioni architettoniche. Ma ciò è un dettaglio abbastanza accessorio. Registriamo piuttosto ch’egli lasciò un’impronta profonda nella storia politica e architettonica dei suoi tempi : riformò, con nuovi impulsi di vita, il governo di Boma e l’arte romana di costruire. Il suo regno marca nella storia romana un’epoca grande, e il suo palazzo in riva al mare ne marca una ancora più grande nell’arte romana. Il Freeman, più volte da me citato con ammirazione, non si perita ad affermare che Diocleziano fondò, in certo modo, l’impero romano sulle sue vere basi, e che con l’erezione del suo palazzo maraviglioso, egli guadagnò a sè un posto insigne nella storia dell’arte, pari a quello di Ictino di Atene, di Antemio di Bisanzio, di Guglielmo di Durham, di Ugo di Lincoln. Già, il solo sito scelto per l’erezione del palazzo dinota