IMOSKI bricano pentole di varie forme; lavorano piatti, fusi, cucchiai ecl altri oggetti di legno, facendone uno smercio enorme. Riseppi che il governo s’era incaricato di raffinare alquanto quella loro industria , mandando tra loro un paio di operai stranieri che conoscevano l’arte del verniciatore e del tornitore. Dapprincipio, i montanari ne profittarono; ma ben presto ritornarono alle loro antiche forme rozze, dichiarando che cosi avevano lavorato, con successo economico, i loro nonni, e che così intendevano di proseguire. Peccato, perchè a quest’ora la loro industria darebbe risultati più lucrosi. Poco distante dall’osteria e dalla chiesuola di Zagvozd, la strada mediterranea monta sul Turia, una ramificazione del Biokovo. Sulla più alta vetta scorsi, a fianco della strada, una larga pietra, su cui evidentemente dovevano essere incise iscrizioni illustrative circa la costruzione di quella superba strada che trae a Vrgoraz e alla Narenta. Ma qualcuno le cancellò a punta di martello. Chi mai poteva averne interesse ?... Mistero. Da quel punto, girammo a destra, non già per un sentiero montano, più o meno scosceso, ma tra balze, rocce, boschi e vallate. Nè, in certi punti, si poteva andare a passo, ma a salto di capriolo. Che salita memorabile ! L’urlo del gufo ci accompagnava incessantemente, interrotto per fortuna dal canto melodiosissimo di usignuoli. Coll’occhio vigile e attento si doveva schivar l’incontro di vipere e di serpenti. Non era lecito isolarsi: bisognava attenersi alla grossa comitiva. Si sentiva frequentemente il bisogno di riposare e di ristorarsi con una piccola refezione, non escluso un sorso d’acquavite, indicatissimo per mitigare il freddo intenso di quelle alture. Finalmente s’arrivò alla più alta cima del Biokovo, meta di pellegrinaggi devoti e religiosi. Lo sguardo abbraccia da quella vetta un panorama gigantesco.