30 LA DALMAZIA tegici, un’isola, cinta da mura e da grossi bastioni, ed unita alla terraferma per mezzo di un ponte. Sui vari punti dei bastioni, come pure sulle due porte principali, pompeggia tuttora il leone alato. Finché Zara era una città fortificata, le mura erano munite d’un centinaio di cannoni; nel 1868, dichiarata Zara una piazza non fortificata, quelle mura vennero ridotte a passeggio graditissimo, vagamente ombreggiato da filari d’alberi. Dopo aver percorso l’interno della città, dalle vie piuttosto strette, ma selciate e pulite, lo straniero farà bene intraprendere una passeggiata sulle mura, per ammirare uno dei panorami più vari e più deliziosi che possa offrire una città marittima : verso nord, al di fà del porto e della marina vecchia, lo sguardo si ferma sur un dolce altipiano con lo sfondo deH’arido Velebit, una giogaia altissima che separa la Dalmazia dalla Croazia ; a nord-oves^, s’apre il golfo dall’orizzonte infinito, coi suoi azzurri miraggi; a sud-ovest, l’isola di Uglian, dalle linee pure e ondulate, forma il delizioso canale di Zara, e sulla sua vetta più alta il castello di San Michele ; verso sud e sud-est la campagna aperta finisce, lontano, in un altipiano. In quella direzione, a meno di un chilometro dalla città, biancheggia il grosso villaggio di Borgo Erizzo, abitato da albanesi autentici. Eccone, in due parole, l’origine. Verso il principio dello scorso secolo, infinite essendo le atrocità del pascià d’Albania, Mehmed Begovich, contro i cattolici, parecchi di questi emigrarono, ricorrendo alla protezione del vescovo di Antivari, Vincenzo Zmajevich, residente a Perasto, sua città nativa. Chiamato più tardi lo Zmajevich a coprire la sede arcivescovile di Zara, condusse seco alcune di quelle famiglie albanesi da lui protette e le raccomandò alla benevolenza del conte Erizzo, comandante la fortezza di