SEBENICO 77 La città porge ben poco di notevole dal lato architettonico, storico, o archeologico. Due piazze, quella del Duomo e la piazza Pogliana. In quest’ultima si dànno convegno i popolani, nei dì festivi. Le vie sono strette e per accedere al centro della città convien servirsi di gradinate in pietra. Una sola salita, vicino all’approdo dei piroscafi, conduce alla città e ai sobborghi, senza il concorso di gradini. La marina non è ampia, ma sufficiente per il bisogno dei commerci marittimi locali, abbastanza vivi con le vicine isole. In questi ultimi tempi, il commercio ed il benessere pubblico del paese decaddero precipitosamente, per un cumulo di circostanze che riescirebbe inutile anatomizzare. A cotesta decadenza contribuì grandemente un’epidemia di vaiuolo che decimò addirittura la città e i sobborghi, nel 1872. Estintesi quasi tutte le famiglie patrizie, o impoverite, la città si presenta ora sotto l’aspetto d’una grande borgata, abitata esclusivamente da borghesi e campagnuoli. I passeggi pubblici sulla piazza, fiancheggiata dal celebre duomo, sono og-gimai un ricordo. Yi affluiva un contingente fine e numeroso di pubblico eletto, uno stuolo di signorine eleganti ed aggraziate, una società, insomma, degna d’un paese più ricco e più grande. Prescindendo da tutto ciò, come sono ammirabili quei simpaticissimi sebenzani! Fieri di sè, orgogliosi, ospitalieri, generosissimi, pronti a qualunque atto di violenza, come a qualunque atto di bontà, sembrano di razza spagnuola. Se per poco entrate nelle loro simpatie, vi ricolmano di attenzioni, in modo talvolta esagerato. Idolo, nume, pi*ofeta dei sebenzani è il loro podestà, Antonio Supuk, deputato al Parlamento di Vienna. Ad un suo cenno, sarebbero capaci di sacrificare la vita e le sostanze, di incendiare la città. È un caso raro di popolarità. Giurano