478 LA DALMAZIA alla campagna, le rovine del grandioso convento dei templari di Vrana, tutte grigie; più in là, le rovine, alquanto instaurate, della Inda del beg Ali Atlagic ; più in là, ancora, il superbo e vasto lago di Vrana, dai riflessi azzurri; poi, una striscia di terra che lo separa dal mare; infine, il mare, e su esso un arcipelago di vaghissime isole. — Se si aprisse un canale tra il lago e il mare, — osservò il Novakovic — tutto il nostro distretto, se ne risentirebbe beneficamente, in linea economica ed igienica. Voi sapete che la malaria di Vrana è celebre. Rarissimi paesani di qui raggiungono il 35° anno di vita! — Lo so: c’è da sciogliere anche un problema agricolo ed economico. Prosciugando quelle vaste paludi, non pure si sanerebbe l’aria, ma si guadagnerebbe aH’agricoltura una campagna tanto vasta, che potrebbe mantenere un terzo di Dalmazia. S’è fatto qualchecosa? — Il festeggiato ingegnere zaratino, Bartolomeo Tamino, eseguì il progetto stupendo d’un canale di prosciugamento di sette chilometri e duna'congiunzione del lago al mare, per renderne le acque meno stagnanti e meno perniciose. Ma, il bel progetto è tuttora negli archivi... Scendemmo nel cortile della luta del beg Atlagic, e lì, all’ombra di macerie storiche, andavo rivangando la storia di Vrana. Nel corso dei secoli ebbe molti nomi: Arausa, Arauzona, Lauranum, Havrana, Aurona Templarorum, ecc. Ivi esisteva dapprima un convento di benedettini, regalato da Zvonimiro Demetrio, re di Croazia, al pontefice Gregorio VII, nel 1076. Più tardi, nel 1138, Bela II, re d’Ungheria v’istituì un potente priorato dei templari, i quali vi eressero un castello fortificato, rendendosi, col tempo, ricchi ed influentissimi. Il loro ordine, istituito a Gerusalemme nel 1118, sotto papa Gelasio II, non ebbe lunga vita. Si