458 LA DALMAZIA — Nella prima metà del xv secolo. La biblioteca è ricca di libri, di documenti, di autografi. C’è un autografo del provveditore generale, Leonardo Foscolo, datato “ Scardona 2 marzo 1648 » ed indirizzato al padre guardiano del convento di Vissovaz. Consigliava il guardiano di fuggire, perchè i turchi avevano già preso Knin e Demis : « et io bramando la preservatane di ogni cristiano, dei religiosi particolarmente... ». Fra un centinaio di piccoli firmani turchi e di lettere di pascià, il padre Daniele mi mostrò un firmano imperiale autentico, in rotolo, lungo oltre un metro, largo una trentina di centimetri : la pergamena su cui è scritto, è rinforzata da seta verde, il colore sacro ai turchi, con poche linee sormontate da un gigantesco arzigogolo, probabilmente lo stemma del rispettivo sultano. — L’incendio ci distrusse biblioteche di documenti storici preziosi — osservò l’egregio frate. Indi mi mostrò un manoscritto curioso: la storia degli slavi meridionali del padre Gasparo Yinjalic, nato a Zara nel 1707, morto nel convento di Vissovaz nel 1781. Ne sfogliai alcune pagine e m’accorsi che la storia, se non vi rincresce, principiava dall’anno 2448 a. C. Nelle prime linee l’autore accenna che la maggior parte d’Occidente era abitata dai discendenti di Jafet, figlio di Noè; indi prosegue cronologicamente fino ai suoi tempi. Non fosse per altro, quel manoscritto si dovrebbe pubblicare a titolo di curiosità. Ammirai anche un superbo incunabulo del 1543, con fregi e decorazioni in stile gotico, un capolavoro valutato mille fiorini. Ma molti libri, documenti, firmani, manoscritti, sono guastati dai dentini dei sorci. I vispi animalucci guasteranno anche il resto, se i religiosi non si affretteranno a rinchiudere gli oggetti storici più preziosi in vasi di vetro, o di terra.