452 LA DALMAZIA assistere al finimondo : il turbine dell’acqua, ridotta a sola schiuma, è spaventevole, indescrivibilmente sfarzoso. Si ammira la cascata dall’alto, e sotto quella prospettiva essa porge nuovi fascini naturali. Così pure, ad ogni passo, i suoi det-dagli decorativi prendono nuove forme, formando nuovi motivi artistici. Dopo la refezione di prammatica, offertaci dal Supuk, si passò all’altra sponda del fiume, da dove dovevamo salire a piedi fino al lago su cui le acque del Krka si concentrano prima di precipitare nella cascata. Sul lago mi attendeva una barca dei francescani di Yissovaz che mi avrebbe condotto a quel convento magico. Passeggiando, si deplorò che la forza motrice della cascata, valutata ad un milione di 'cavalli, non fosse sfruttata a scopi industriali. Quanto ne avvantaggerebbe la Dalmazia tutta ! — Pensi un po’ — disse il Supuk ; — di tutta quest’e-norme forza motrice, non approfittano che soli 20 molini primitivi, con circa 60 macine, e quella macchina, sull’altra sponda, che spinge l’acqua del Krka fino al vertice del monte, per mandarla poi a Sebenico. Tutto il resto si perde, da secoli, infruttuosamente. È una cosa desolante, davvero! Notate che, per uno stabilimento industriale, ogni cavallo di forza motrice, non costerebbe più di 6 fiorini all’anno, lavorando notte e giorno. Ci sarebbero da tentare le più ardite speculazioni industriali con sicura prospettiva di successo: noi, dalmati, non possiamo farlo per mancanza di capitali e di spirito d’associazione; e i capitalisti stranieri non ci conoscono... Ancora un’occhiata al fenomeno gigantesco dal giardino Dudan, da dove la cascata sembra un’esplosione. Indi mi congedai dagli amici. L’ispettore non potè seguirmi, perchè era atteso all’indomani da una comitiva nel peristilio di Spa-