LA CASA DI DIOCLEZIANO 107 di corte, e le feste al figlio di Giove, combinate sapientemente da cortigiani, da ambasciatori, dal devoto personale di palazzo. Tutto è muto da sedici secoli, e dal 313 d. C. il suono delle fanfare imperiali non echeggiarono più in quell’ambiente ammirabile. Pure v’è rimasto impresso il profilo gigantesco dell’epoca, e con la mente estasiata s’intuisce Diocleziano, s’indovina la grandiosità artistica della sua magione privata. A sinistra del peristilio s’erge il mausoleo sopra una base di colossali blocchi quadrati, alta 6 metri. Yi si accede per una gradinata maestosa di 22 gradini. Eidotto da secoli a cattedrale, il mausoleo è un ottagono regolare, di otto metri per lato, formato da blocchi oblunghi. Sembra una costruzione ciclopica, fatta per sfidare i secoli. Fino al tetto misura 19 metri d’altezza : compreso il tetto, 25. Tutt’intorno un portico, formato da colonne alte 6 metri e mezzo, parte di granito, parte di marmo. Sul cornicione delle colonne, e sul muro del mausoleo posavano grosse lastre di pietra, le quali coprivano il portico ; non ne rimangono che tre, le altre caddero vittime del tempo e di altri infortuni. Precisamente su quelle lastre istoriate, sorgevano statue di marmo, scomparse esse pure completamente. Alla base della gradinata maestosa, due sfingi egiziane completavano gli accessori del mausoleo imperiale. Ne rimane una sola : l’altra — la sfinge di Amenhotep III, con geroglifici — si conserva, acefala, nel museo di Spalato. Credesi che la testa di quest’ultima sia murata in una casa. Biproduco, a titolo di curiosità, una leggenda sullo zoccolo della sfinge acefala: « Il buon Dio che mostra la sua faccia come Ptah, il pesatore dei cuori, come il signore delle otto città, il patrono di questo monumento, simile al quale non fu prima edificato alcuno... al figlio del sole Amen-hotep-haq Was (cioè ad Amenofi, si-