PROMINA 433 ad una ventina di metri dal livello del fiume, esistevano grossissimi anelli di ferro, il di cui uso, essendo un’incognita, si spiegava con l’esistenza di un ponte antico, sommerso dai secoli. Improvvisamente, ad una profondità di cinquanta metri dalla balza su cui eravamo arrivati, ci si presentò la bella cascata di Brljan, fiancheggiata da alcuni molini primitivi: uno di essi appartiene al podestà di Oklaj. Ammirai a lungo i motivi idillici di quella superba cascata : essa rumoreggia soavemente, attraversando una zona verde, e si precipita da cento piccole roccie, formando un bouquet di bianchissima schiuma, di riflessi, di giochi d’acqua. Essa sola ricompensava il faticoso viaggio della mattinata. Ma, a mezzo chilometro più in giù, ci attendeva un altro fenomeno naturale spettacoloso, la cascata di Manojlovaz, visitata e descritta da ben pochi viaggiatori. Sempre saltellando di balza in balza, si scende fino al preludio del fenomeno naturale, un preludio lungo, formato da cinque o sei cascate, ognuna delle quali da per se è gigantesca. Tanto che io domandavo spesso ai miei compagni: — È questa la grande cascata? — No, ancor più in giù. E si scese circa duecento metri ancora, in un burrone profondo, da dove giungeva fino a noi un urlo infernale. Intanto, l’acqua del Krka, schiumeggiante vaghissimamente, preludiava al grande atto finale. Da macigno in macigno» faticosamente, tenendoci a sterpi, a piccoli arbusti, ed aiutandoci col bastone, si giunse fino in fondo al burrone, dove ci si presentò ima cascata davvero fenomenale: l’acqua si riversa dal suo letto roccioso, a trenta metri di profondità, tutta unita, compatta, con trasparenze verdi, indi nivee e schiumeggianti, con un impeto gigantesco , con uno slancio