142 LA DALMAZIA tezza. È di pietre comuni ed a calce, con avanzi d’una chiesa cristiana e in mezzo una tomba. Forse avrà servito di rifugio agli abitanti di Gelsa, all’epoca delle aggressioni dei turchi o, più probabilmente, dei saraceni. Comunque, girando tra quelle rovine, principalmente tra le ciclopiche, un sogno di reminiscenze storiche lontanissime si ridesta nel vostro spirito. Nel porto di Gelsa, sicuro e profondo, si presenta d’un colpo la bella borgata marittima, ricca e progredita. Essa estende i suoi commerci non solo all’Adriatico, ma a lidi più lontani, fino in Grecia. Tra gli altri rami d’industria mi assicurano che « le scarpe gelsane » per i contadini formano un cespite di risorsa per il paese. Una delle ditte che maggiormente contribuiscono alla prosperità economica di Gelsa è quella dei fratelli Dubokovic, intrepidi e valorosi commercianti. Essi esportano vino ed altri prodotti dell’isola in quantità notevolissima. Sono ricchi, civili, ospitalieri ed attivissimi. Il paesello più antico del comune di Gelsa è Pitve, patria del celebre vescovo di Lesina, Giorgio Dubokovic-Na~ dalini (1800-1874). Quell’insigne prelato lasciò di se fùlgida memoria. A quanto pare furono appunto i pitvani che eressero la nominata fortezza con la chiesa cristiana, nel xvi secolo, « in difesa dell’università di Gelsa (dove essi tenevano le loro barche), giurisdizione di Lesina in Dalmazia, contro li turchi comoranti in Macarsca e Primorgie che di spesso fanno piangere l’università suddetta ». Tra Gelsa e Citta vecchia, il magnifico altipiano di Verbosea, coperto di oliveti e di vigneti, sorprende il viaggiatore con la sua lussureggiante vegetazione. Anche nel paesello di Verbosea una chiesa monumentale, fabbricata con tutti gli annessi d’una fortezza, serviva di rifugio a quella popolazione, molestata più volte dai turchi. Nella chiesa stessa trovasi la pala della natività di M. V. di Paolo Veronese, e